Laura Boldrini, ex presidente della Camera e deputata di Leu, a Cagliari per presentare la proposta di legge “in itinere” sulla crescita dell’occupazione delle donne in Italia.

E ha voluto dedicare l’incontro, organizzato in Sardegna dall’ufficio regionale della Consigliera di parità, a una donna, Valeria Solesin, ricercatrice italiana uccisa nell’attentato terroristico del Bataclan a Parigi. Una proposta aperta. Come ha spiegato nelle prime battute del suo intervento, la settima tappa del suo tour nazionale prosegue all’insegna del cambio di marcia. O meglio di metodo. “Nel tempo in cui ci si lamenta di sentirsi lontani dalla politica prima ci incontriamo e incameriamo i suggerimenti, poi questo testo lo scriviamo insieme”, chiarisce. Subito due riflessioni rivolte alla platea. “Sapete quante strade nella toponomastica italiana sono dedicate alle donne? Su cento solo sette. E sono sante”. Una bordata al governo.

“Più vicini a Kabul e Madrid – denuncia Laura Boldrini – questo è un governo del cambiamento talebano, siamo trenta-quaranta anni indietro: abbiamo un esecutivo con undici donne su sessantatré componenti”. Sulla proposta di legge l’obiettivo è quello del 62 per cento di occupazione femminile (ora è al 49%) per raggiungere almeno la media europea. E per tagliare questo traguardo, servono, dice convinta la deputata-promotrice, iniziative legislative che garantiscano che una quota consistente (50 per cento?) delle nuove assunzioni sia ‘rosa’. Le proposte riguardano le misure di sostegno alle genitorialità. Tra i suggerimenti sul tavolo anche l’aumento del congedo obbligatorio di paternità da quattro a dieci giorni. Altri capitoli: lotta alla discriminazione sul lavoro, misure in materia previdenziale, presenza delle donne nei cda, promozione dell’imprenditoria femminile. “Ma il lavoro femminile quando c’è, è mal pagato o part-time – riassume Boldrini – Per un euro guadagnato da un uomo, la donna prende 84 centesimi: in un anno significa tremila euro in meno”. La Sardegna? Al 46 per cento di occupazione. “Ma se poi vai a vedere nel dettaglio – spiega l’ex presidente della Camera – stiamo parlando di precarie, part-time e lavoro di basso livello”.

Le prime istanze sarde? Ad aprire gli interventi è stata Lilli Pruna, docente di sociologia del lavoro. “Ci vogliono più servizi territoriali – suggerisce – E un’attenzione forte non solo all’aumento dell’imprenditorialità femminile, ma anche al rispetto, da parte degli imprenditori, del contratto e delle condizioni di lavoro”. Dalle imprese all’informazione. “Questa proposta di legge non può camminare da sola, deve essere affiancata da una strategia comunicativa in grado di riorientare l’opinione pubblica verso nuovi modelli culturali che stabiliscano un equilibrio tra i generi – sottolinea Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia Giornaliste Sardegna – E’ una rivoluzione storica che l’informazione può fare. Noi ci siamo e diamo il nostro contributo”.

Dalla rettrice dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, qualche indicazione: “Bisogna rafforzare il percorso delle donne nel mondo della cultura, bisogna dare degli incentivi e dei segnali di sicurezza”, questa la ‘ricetta’. Boldrini si è anche soffermata sulla sua battaglia per il linguaggio (“il prezzo era l’ilarità generale, ma era messo in conto”) e su quello che ritiene un antico male dell’Italia, il patriarcato. A margine qualche battuta sul reddito di cittadinanza: “La legge di bilancio non fa bene ai giovani di oggi e a quelli di domani. È giusto occuparsi di chi sta male, ma è importante fornire delle opportunità”. E ancora: I partiti? “Non entusiasmano i giovani – spiega – per le Europee stiamo lavorando a una lista unica senza simboli di partito”.