“Truffati dallo Stato, ora serve una mobilitazione di tutti i parlamentari sardi”. L’assessore al Bilancio della Regione Sardegna, Raffaele Paci, attacca il governo Conte sulla questione degli accantonamenti, le risorse trattenute alle Regioni per far fronte alla copertura del debito pubblico nazionale. Il braccio di ferro è cominciato già due settimane fa con l’annuncio del governatore Francesco Pigliaru: “non pagheremo i 285 milioni di euro richiesti perché non dovuti in seguito alle sentenze della Corte Costituzionale”.

La somma infatti non è stata neppure inserita nella legge regionale di bilancio. Ma il governo ha tirato dritto prevedendo la voce Sardegna nella Finanziaria nazionale: ben 536 milioni di accantonamenti, compresi i 285 milioni che Pigliaru si era già rifiutato di versare. “Si tratta di una furbizia inaccettabile – denuncia Paci – soprattutto considerato il silenzio assoluto seguito alle nostre numerose richieste di incontro per avviare trattative verso una nuova intesa”.

Una mossa “scorretta e politicamente sleale – sottolinea il titolare del Bilancio – perché ci impone prelievi non più dovuti e ci sottrae risorse indispensabili per le nostre politiche di sviluppo”. Entrando nel merito della manovra nazionale, Paci spiega che “il Governo, nell’articolo relativo agli accantonamenti, il 63, richiama la necessità di raggiungere un’intesa e di tenere conto delle sentenze della Corte, specificando però che deve essere comunque garantito il contributo totale da parte delle Regioni a Statuto Speciale, ovvero 2 miliardi e 376 milioni”.

“In pratica – chiarisce l’assessore – il governo ci dice: ‘cara Sardegna, possiamo trovare una nuova intesa che riduce i tuoi accantonamenti solo se un’altra Regione accetta volontariamente di aumentare i suoi, perché il totale finale deve essere quello”. All’articolo 63 fa riferimento anche l’ex senatore e presidente di Campo progressista Sardegna, Luciano Uras, sottolineando come “l’obbligo ad un contributo annuo di 536 mln per tre anni, rada al suolo le possibilità di manovra della Regione sul proprio bilancio”. Da qui l’appello per una azione combinata nell’Isola tra istituzioni, forze sociali ed economiche.