Alla fine il colpo di scena è arrivato: doppio. E così tra Cagliari e Milis tutto è precipitato in una mattina di novembre, quando appena ieri sia il centrodestra che il centrosinistra sembravano voler prendere ancora tempo. E invece no.

Mentre nel paesino dell’Oristanese con lessico da Prima Repubblica, Massimo Zedda annunciava di essere “a disposizione dei sardi” (ma non poteva dire direttamente “mi candido”?), nel capoluogo l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci incoronava il sardista Christian Solinas quale candidato del centrodestra.

A parte il fatto di essere scesi in campo nello stesso giorno, ci sono molte cose che uniscono Solinas e Zedda. Entrambi classe 1976, entrambi figli delle grandi tradizioni politiche della Prima Repubblica (il sardista nasce con il democristianissimo Mario Floris, il sindaco di Cagliari è il rampollo di una famiglia Pci), entrambi non laureati ed entrambi di mestiere incerto, Solinas e Zedda hanno fatto negli ultimi vent’anni della politica la loro professione.

Di necessità virtù e con ottimi risultati verrebbe da dire, visto che il sardista è finito in Parlamento (dopo peraltro avere occupato a lungo la poltrona di assessore regionale ai Trasporti) mentre Zedda (a cui ora è difficile definire in quale partito si trovi) ha scalato tutti i gradini dell’impegno istituzionale, passando da consigliere comunale a consigliere regionale, fino a diventare sindaco. Anche lui ha cercato di entrare in Parlamento, ma gli è andata male perché la riforma costituzionale renziana (di cui è stato silente sostenitore) è stata sonoramente bocciata dagli italiani.

I due sono dunque senatore ed aspirante senatore mancato.

Tra Solinas e Zedda i punti di contatto sono quindi maggiori delle differenze. Entrambi li potremmo definire dei giovani volti della vecchia politica, di cui dove i due hanno imparato tutte le furbizie e i trucchi per conquistare il potere e mantenerlo ad ogni costo.

Quindi non chiedete loro grandi discorsi o di prospettare il futuro della Sardegna che verrà: non possono andare oltre quei quattro slogan in croce su cui campano da anni (e che hanno già iniziato a sciorinare nelle prime ore da candidati alla presidenza della Regione). Vedrete che nei faccia a faccia elettorali, quando si parlerà di programma (trasporti, industria, ambiente, turismo) sarà difficile per loro riuscire distinguere le proprie posizioni da quelle dell’avversario: come se parlassero davanti ad uno specchio.

E se parliamo di differenze? A sentire i loro sostenitori, sembrerebbe che nei sondaggi Solinas sia sotto la sua coalizione, mentre Zedda avrebbe più voti (ma non troppi) dei partiti che lo sostengono.

Che Zedda e Solinas si ritrovino contro è poi uno scherzo del destino.

Per riuscire ad essere riletto sindaco di Cagliari al primo turno, appena due anni fa Massimo Zedda non si era fatto scrupolo di imbarcare nella sua maggioranza i sardisti, da tempo stabilmente nell’orbita del centrodestra, salvo poi scaricarli quando i quattro mori avevano stretto la loro alleanza con la Lega. Il sette per cento sardista aveva però consentito a Zedda di superare la fatidica soglia del 50 per cento (esattamente 50,86 per cento, “pilu pilu” come diciamo a Cagliari) ed evitare così la roulette russa del ballottaggio.

Ma sia nel caso della prima come della seconda elezione, Zedda ha avuto modo di contare sull’aiuto (mai dichiarato, è ovvio) dell’ex sindaco di Forza Italia Emilio Floris (cugino di quel Floris che ha allevato Solinas), che concentrando i suoi voti sul giovane candidato della sinistra ha fatto fuori prima il riformatore Massimo Fantola poi il forzista ribelle Piergiorgio Massidda.

Grazie al potere magico del voto disgiunto, si ripeterà ancora questo giochino? Floris e il suo delfino Stefano Tunis (della sedicente lista civica Sardegna 2020) affosseranno Solinas per provare a lanciare l’amico Zedda verso viale Trento?

A sinistra ci sperano e non ne fanno mistero.

E Solinas da parte sua, potrà contare invece su parte di quei voti del Pd che non vedono di buon occhio l’eventuale ascesa del sindaco di Cagliari. Il centrodestra ci conta.

È vero, sono giochetti da Prima Repubblica. Giochetti da Zedda e Solinas, appunto.

Vito Biolchini