Manca solo il via libera del Consiglio dei ministri e la Zona economica speciale della Sardegna diventerà una realtà, forse già entro l’anno.

Su 2.770 ettari di aree collegate alle zone portuali vigerà un sistema di semplificazioni amministrative e vantaggi fiscali (credito di imposta fino a 50 milioni di euro) tali da favorire lo sviluppo di imprese già insediate e da attrarne di nuove. E’ tutto scritto nel Piano strategico della Zes approvato dalla Giunta Pigliaru e illustrato dal governatore, dall’assessore alla Programmazione Raffaele Paci e dal presidente dell’Autorità Portuale dell’Isola, Massimo Deiana.

Quella della Sardegna sarà una zona “a rete”, dove sono coinvolti tutti e sei i porti (Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia, Tortolì-Arbatax) con le rispettive zone retroportuali e utilizzando come pilastro centrale del progetto il porto di Cagliari. La gestione complessiva sarà affidata a un Comitato di indirizzo presieduto dal presidente dell’Autorità di sistema portuale. Sulla decisione di istituire un’unica Zes hanno influito gli incontri portati avanti da Paci con le amministrazioni locali e i consorzi industriali interessati: “In questo modo – ha detto – raggiungiamo il doppio risultato di coinvolgere quanti più territori possibile, comprese le zone interne, e allo stesso tempo di dar vita a un progetto più ampio e strategico”.

Non solo: “la rete distribuita sull’intero territorio consentirà l’integrazione con le zone franche doganali intercluse, in via di attivazione, in modo da potenziare entrambi gli strumenti”. Secondo il presidente Pigliaru, “i porti saranno collegati fra loro in un sistema virtuoso in cui ognuno, con la sua specializzazione, contribuisce allo sviluppo equilibrato di tutta la regione. Intendiamo la Zes come uno strumento di marketing territoriale dall’elevato impatto economico, strettamente legata all’economia del mare e all’incremento dell’export”. Deiana ha evidenziato soprattutto i vantaggi a livello di semplificazione amministrativa: “E’ la prima domanda che ci rivolgono i potenziali investitori, vogliono conoscere il livello di pesantezza della burocrazia e noi, all’interno della Zes, la abbattiamo”.