Avete idea di cosa voglia dire per un docente di Discipline Plastiche di un Liceo Artistico, a Cagliari, “orientare” gli studenti verso un’Accademia, dal momento che a Cagliari un’Accademia non c’è mai stata?
Avete idea della difficoltà del fare presente, come il sistema Accademia d’Alta Formazione Artistica, sia orientato secondo un sistema di valori che la modella come istituzione Universitaria, che ha il compito nei territori e nelle comunità dove opera, di tramandare la memoria culturale, esplorandone potenzialità, allargandone gli orizzonti, tutelarne la funzione presso le generazioni future?

Come spiegare tutto questo, a chi abita un territorio, dove tutto questo non è mai stato?
Alle Accademie fanno capo, in tutte le loro articolazioni, le Università e gli enti di ricerca, le istituzioni artistiche e musicali, i musei e gli uffici di tutela dei paesaggi, del patrimonio artistico e dell’ambiente.
Capite a cosa sia connesso il processo altamente formativo Accademico che Cagliari non ha mai avuto e conosciuto?
Per le Accademie, nei territori e nei comuni, si gioca la relazione contemporanea tra cultura artistica e democrazia, è un fronte oggi di battaglia sorda tra pubblico e privato.

L’Accademia non è un addestramento tecnico ai mestieri dell’arte, non lo è nonostante riforme e modernizzazioni cerchino di snaturarne il senso; l’Accademia è da sempre in Europa, portatrice di arte e cultura, riflessione critica e pensiero creativo, cittadinanza, tolleranza e democrazia.
L’Accademia è memoria culturale, è storia dei linguaggi che educa alla diversità, è confronto tra culture, è negare l’autorità rispettando la tradizione, l’Accademia è mobilità della cultura locale tradotta in cantiere aperto a scambi e novità, è nuova cultura comune dell’Europa che relaziona la sua storia dell’arte.
Accademia, vuole dire, fondare in Europa un luogo sulla propria cultura, una cultura Europea che sa riconoscere artisticamente le proprie diversità interne, che sa esplorare e sa rendere le proprie rovine ritmo storico che pone un freno ai mercati.

La cultura artistica è quella cosa che fa rivivere luoghi e territori, che può anteporre la dignità della persona a un mercato che vorrebbe schiacciarla.
A questo servirebbe aprire l’Accademia di Belle Arti di Cagliari, per questo servirebbe bussare più forte al portone e alzare la voce.
Perché ad oggi, Cagliari non ha mai chiesto con forza un’Accademia, che contribuisse alla sua autocoscienza e autodeterminazione storica?
Perché forse il Cagliaritano non ha ben chiaro, quale e quanto sia, il suo sempre inappagato bisogno di consapevolezza della bellezza, se ve ne fosse la percezione, sarebbe già stata rivoluzione; bellezza non è quella che il Cagliaritano pensa che sia, incantato, ingannato e disincantato dallo svilimento della bellezza, ridotta a marketing, business e distrazione da tempo libero; non ha mai compreso che il bello non può essere senza storia, il bello non può essere senza percezione culturale di bene comune.

La bellezza artistica non è serva del potere e figlia del denaro, è la madre del pensiero estetico interiormente libero, pronta a rinascere anche davanti al declino di una civiltà e quando il suo futuro è incerto.
Bellezza non è quel provincialismo Cagliaritano, che quotidianamente svuota la sua stessa memoria culturale, depreda dalla propria storia da cui si potrebbe trarre saggezza e contenuti.
Il Cagliaritano privo d’Accademia è disarmato, è preda di miraggi, di slogan, di facile conquiste, è pronto ad acclamare qualsiasi salvatore che ne faccia attrattore di folle turistiche; gli stessi turisti vengono visti non come interessati alla specificità culturale della storia e del vissuto Cagliaritano, ma come clienti consumatori, graditi fin quando spendono e non quando apprendono.

Tutto questo, renderà Cagliari, una città metropolitana permanentemente a debito artistico e culturale dell’Europa, i suoi siti e Musei verranno sempre più percepiti come un peso, abbandonati al loro destino visti i costi, in fondo cosa ci sarebbe di strano?
I quartieri storici di Cagliari, sono in gran parte già stati svuotati dai propri abitanti, i Cagliaritani non si sono forse spostati in grandissima parte, durante il boom economico verso periferie di nuove costruzioni?
Certi quartieri storici Cagliaritani, non sono diventati quartieri dove i proprietari sono più che benestanti?
Accademia a Cagliari, vorrebbe finalmente dire, tendere a quella cultura che potrebbe rendere uguali centro e periferia, potrebbe essere una piattaforma d’incontro, anche tra culture residenti e migranti, potrebbe fare di Cagliari una città finalmente plurale, in crescita con tutta la sua creatività finalizzata alla realizzazione delle proprie potenzialità.
Solo l’arte e la cultura, può fare sperare a una Cagliari città metropolitana, realmente sotto il cielo d’Europa!

L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino