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Lo stop alla gara per la gestione del centro permanente per i rimpatri di Macomer (Cpr) preoccupa non poco il sindaco della cittadina, Antonio Onorato Succu.

“Sono venuto a conoscenza del provvedimento casualmente – ha detto all’ANSA – Si tratta di capire se il Governo modificherà i patti che il nostro Comune e la Regione hanno stipulato con il Ministero e se la nuova strategia confermi o modifichi gli obiettivi e gli accordi sottoscritti. Se così fosse vorremmo esserne informati: non siamo la colonia di nessuno”. Il primo cittadino ricorda che l’accettazione del Cpr nel territorio comunale è stata subordinata a due condizioni: “la sicurezza della popolazione e il rispetto della dignità umana e su questo non faremo un passo indietro”.

La revoca della gara d’appalto arriva dopo il Decreto Sicurezza approvato dal Parlamento. “Già nel decreto si aumenta il periodo di detenzione da 90 a 180 giorni e questo è un elemento che vorremmo approfondire – ha spiegato Succu – perché può andare a discapito proprio della sicurezza. Poi si ridimensiona il sistema della micro accoglienza diffusa a tutto vantaggio dei Cas, cioè dei migranti per la strada, che abbiamo sempre respinto, per cui attendiamo qualche risposta”. Nel frattempo procedono i lavori nell’ex carcere destinato ad ospitare il centro.

“Sono iniziati ad agosto, con l’utilizzo di importanti risorse – ha sottolineato il sindaco – in un’ottica di deterrenza sugli sbarchi diretti nelle coste sarde e sulla presenza di clandestini nel territorio, ora non ci resta che attendere comunicazioni ufficiali”. Nei mesi scorsi ci sono state polemiche e proteste per l’apertura del Cpr a Macomer, balzata agli onori delle cronache nazionali per l’arresto di un presunto affiliato all’Isis proprio nel giorno in cui la prefettura revocava la gara. Si è costituito anche un comitato cittadino che si oppone alla realizzazione del centro e che ha proposto un referendum per “impedire la svendita del nostro territorio”.