Si chiama Baltasar de Zuniga. Di lui si poteva vedere solo la possente armatura e il volto incoronato da una parrucca boccolata dentro il quadro che lo raffigura in penombra. A lungo esposto a Palazzo Regio nella sala prefettizia di Cagliari, ora il personaggio del dipinto ha finalmente la sua storia. La vicenda del penultimo viceré spagnolo in Sardegna la rivela in un volume edito da Carlo Delfino, “La spada e la gloria”, Umberto Oppus, direttore dell’Anci e appassionato di storia.

La movimentata esistenza di Baltasar de Zuniga viene tracciata in 154 avvincenti pagine corredate di immagini. Di lui sono rimasti solo quattro ritratti esposti, oltre che a Cagliari, a Città del Messico e a Sant’Antonio nel Texas, città da lui fondata, meglio conosciuta come Forte Alamo e che festeggia i 300 anni dalla nascita. In cantiere c’è l’idea di un gemellaggio con la Sardegna e Bejar in Spagna, dove il vicerè nacque. “Un percorso che dá l’idea della movimentata carriera politica e militare a cavallo di due mondi”, sottolinea l’editore Delfino.

“Tra i protagonisti della politica del ‘700 europeo, e non solo, ha avuto un’importanza strategica anche per la Sardegna – spiega Oppus – ha inventato la semplificazione amministrativa del Parlamento sardo, tra i difensori di Buda dell’impero Ottomano, parente stretto di duchi e reggenti di Mandas. Grazie alla sua figura si possono recuperare dettagliate pagine inedite di storia locale dell’Isola. Come ad esempio l’atto notarile che testimonia una delle prime riunioni di sindaci associati, riuniti nel 1705 a Nurri, in sua presenza”. Il dipinto accanto alla scrivania dell’attuale prefetta Romilda Tafuri assume adesso un significato preciso.

“Da quadro anonimo ora evoca una propria storia e una sua profondità”, conferma la prefetta. Se Umberto Oppus ha ricostruito con ricchezza di riferimenti, dettagli e bibliografia la storia del penultimo viceré spagnolo della Sardegna, resta ancora avvolta dal fascino e mistero la vicenda del quadro di autore sconosciuto e di come sia finito appeso in questa stanza di Palazzo Regio.