In Italia nei prossimi tre anni si stimano 88.000 nuovi posti di lavoro per le professioni Ict (Information and communication technologies), ma solo quest’anno potrebbero mancare 12.000 figure necessarie alle aziende per la trasformazione digitale. È quanto emerge dall’Osservatorio delle Competenze digitali, condotto dalle maggiori Associazioni Ict in Italia, Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, con il supporto di Cfmt, Confcommercio, Confindustria e il patrocinio di Miur e Agid, presentato in Assolombarda.

Le stime dell’Osservatorio, disegnate su uno scenario più conservativo ed uno più espansivo, mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra i 12.800 e i 20.500, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500 (+11% sul 2017) con un gap che arriva dunque al 58 per cento. Opposta la situazione per i diplomati, visto che il fabbisogno oscilla fra i 7.900 e i 12.600, con un surplus fra i 3.400 e gli 8.100 (27%). I laureati in Ict sono appena il 4% del totale e solo il 2,3% è laureato nell’area dell’informatica in senso stretto. Ancora poche poi le donne presenti nel settore, con una quota di genere pari al 24% nell’Ict e del 14% nell’informatica.

Per quanto riguarda gli annunci di lavoro per questi profili tecnologici e digitali, nel 2017 sono aumentati del 7%, rispetto al 2016, raggiungendo quota 64.000, il doppio di quattro anni fa. Le figure più ricercate sono gli sviluppatori, che occupano il 49% degli annunci (+19%), seguiti dai consulenti Ict (17% annunci). Cresce progressivamente anche la quota delle nuove professioni connaturate alla trasformazione digitale, quali il Service development manager, il Big data specialist e il Cyber security officer. Il Nord Ovest, in particolare la Lombardia, è in testa con il 48% delle posizioni aperte.