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Il sindaco di Alghero, Mario Bruno, passa al contrattacco su Secal, Step e tributi locali all’indomani delle polemiche scoppiate in seguito alle dimissioni e alle accuse dell’assessore alle Finanze, Gavino Tanchis. “Non siamo matti. Non inviamo avvisi di accertamento prima delle elezioni se non perché è dovuto. Abbiamo messo in ordine i conti”, spiega il primo cittadino affiancato dagli assessori rimasti a lui fedeli. “Nel 2014 abbiamo trovato 104 milioni di residui attivi in bilancio, somme di fatto non esigibili, perlomeno non incassate dal Comune, che però trovavamo in bilancio. Questo era uno dei tre indici di deficit strutturale del bilancio comunale. Gli altri due rigurdano i residui passivi e l’incapacità a riscuotere”, precisa Bruno.

“La Secal, che non abbiamo creato noi, era incapace a riscuotere coattivamente – chiarisce il sindaco – Abbiamo scelto di mantenere i livelli occupazionali di Secal e di individuare una società specializzata per la riscossione coattiva di almeno 40 milioni di risorse non riscosse”. Il nuovo corso dovrebbe far quadrare i conti. “Abbiamo chiesto alla società non soltanto il recupero dei crediti, ma anche di fare il censimento tributario che mancava dal 2001 – annuncia Bruno – Lo ricordo soprattutto all’Udc: per 10 anni al governo della città e non si sono accorti che mancava il censimento tributario”. Ora si cambia. “Tanti evasori totali scovati e vantaggi per tutti i cittadini – promette il primo cittadino – ci sarà una riduzione importante della Tari di almeno il 10%, per iniziare”.

Poi assicura il rilancio della Secal e attacca gli avversari politici. “Nel giro di due anni la Secal potrà gestire autonomamente tutta la riscossione – dice Bruno – E sarà solo un ricordo il rischio dissesto lasciato dal centrodestra, causato da atteggiamenti irresponsabili. Forza Italia ha governato per dieci anni, con un assessore che ora ha la maglia della Lega e con l’Udc complice”. Un ultimo dardo avvelenato è per l’ex assessore al Bilancio: “Tanchis ha semplicemente sbagliato. La politica non si fa con le poltrone. Il Pds non uscirà dalla maggioranza semplicemente perché il partito, a tutti i livelli, non è d’accordo con lui”.