L’idea dell’arte Cagliaritana e isolana, sembra essere fondata non lo su studio o la ricerca linguistica, ma su l’imitazione, come se si fosse assorbito il peggio del carattere nazionale Italiano in tal senso, come se si fosse accettato passivamente porre da parte la propria attitudine nei confronti della vita e del mondo.
Il Cagliaritano e l’isolano appaiono incapaci d’immaginare realtà di studio e ricerca, senza abbinare il proprio “movimento” culturale a un’idea di mestiere remunerato, quasi ci si vergogna di dire che prima di tutto la propria sfera d’interesse e quella artistica e che per sostenerla possa servire un altro lavoro.

Si simulano idee dell’arte che sono anti educative, ci si auto umilia collettivamente anche nel proprio modo di raccontarsi al turista, tutto è infetto, a Capodanno si festeggia con i Subsonica e non con Drer e Crc Posse o i Sa Razza, che sono il loro equivalente culturale isolano, e il festeggiamento non è neanche dialettico; si vivono artisticamente culture distanti finendo con il non riconoscere e squalificare le proprie.

Ma in fondo perché dovrei stupirmi?
Quest’è l’isola dell’origine del rituale che passa per la maschera, dove si è mascherata anche la morte con il riso sardonico, la morte della propria memoria, l’io dietro la maschera è stato nascosto, come se l’azione non dovesse agganciare direttamente il pensiero, come i testi di Drer e Crc Posse o i Sa Razza, radicati nel territorio, divenissero per salutare l’anno, non rappresentativi.
L’isola vive culturalmente un’identità sganciata dalla sua stessa identità, il suo territorio artistico è oggi naturalmente quello della simulazione dei Talent Show che celebrano gli artisti sardi nella pagina della cultura; simulazione e rappresentazione della riproduzione.

Il popolare relegato naturalmente a folk senza distinguo di genere, la maschera dell’isolano oggi nega volti, idee, espressioni e istanze.
I Subsonica in piazza, sono l’equivalente della riduzione della maschera a retorica, sono l’espressione isolana della retorica italiana, sono i post quarantenni al potere che nell’autocelebrarsi, come da sempre in questo territorio, ne negano le problematiche.
I Subsonica in piazza sono il sistema dei valori di riferimento in quest’isola, dove lo scorrere del tempo è sempre in differita, sono l’arte dei Savoia che non si confronta con quella Cagliaritana, che sembra assente e mai pervenuta, che neanche s’interroga sul perché a oggi, Cagliari sia l’unica città metropolitana d’Europa priva d’Accademia, sono il vecchio schema e il modello di riferimento, è il secolo scorso dell’arte in piazza, insostenibile, a questo punto avrei preferito Sfera Ebbasta, dal momento che di Mandrone non si dovrebbe a Cagliari, neanche parlare!

L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino