Gli stranieri che risiedono in Sardegna sono 54.224, il 3,3% del totale dei residenti. Una percentuale molto più bassa di quella nazionale che è all’8,5 per cento.

E in leggerissima crescita: +0,3% rispetto al 2017. Il 42% degli immigrati vive nella provincia di Sassari, il 29% in quella di Cagliari. Quanto ai Paesi di provenienza, la maggior parte arriva dalla Romani (26%), seguita da Senegal (8,9) e Marocco (8%). Un dato su tutti: il 47,9% della popolazione straniera residente nell’Isola ha un’occupazione, e 26 mila lavoratori stranieri producono un valore aggiunto che ammonta a un miliardo di euro, pari al 3,2% del totale regionale. Sono i principali numeri del rapporto sull’economia dell’immigrazione curato dalla Fondazione Leone Moressa, pubblicato dalla casa editrice Il Mulino e presentato questo pomeriggio a Cagliari alla Biblioteca regionale. Complessivamente sono 11 mila gli imprenditori stranieri, il 5,9% del totale di quelli che operano nell’isola.

Le imprese gestite da immigrati sono in crescita (+9,6%) negli ultimi cinque anni a fronte della diminuzione di quelle condotte da sardi (-5,2). I contribuenti nati all’estero rappresentano il 3,6% del totale e hanno versato un Irpef netta per 29 milioni di euro. “In un Paese che invecchia – ha sottolineato Chiara Tronchin, curatrice del lavoro – diminuisce la popolazione in età lavorativa. L’immigrazione è in grado di rallentare questo processo: gli immigrati svolgono lavori meno qualificati, pensiamo ad esempio a badanti e domestici, in qualche modo complementari a quelli svolti dagli italiani”.

I primi sei Comuni sardi per incidenza di stranieri sulla popolazione sono Santa Teresa di Gallura (14,7), Palau (13,2), Arzachena (10,6), Olbia (10,1), Orosei (7,3) e Cagliari ( 5,8). “Gli immigrati sono una risorsa per l’economia sarda – ha ribadito l’assessore regionale degli Affari Generali Filippo Spanu – offrono un apporto prezioso alla crescita delle comunità con positive ricadute sul prodotto interno lordo. Riflettere su dati oggettivi aiuta a capire il fenomeno migratorio e a liberare il campo da pregiudizi, intolleranza e paura”.