epa05116309 A photograph made available on 21 January 2016 shows Tunisian policemen clashing with protesters in Kasserine, Tunisia, 20 January 2016. Reports state one policeman was killed in clashes between security forces and protesters demanding jobs in Tunisia's western-central province of Kasserine, a security official said on 21 January. The protests in Kasserine started at the weekend after an unemployed young man reportedly suffered a deadly electric shock when he climbed a power pole to protest a rejected job application. EPA/STR

Si è dato fuoco ieri in piazza dei Martiri a Kasserine un giovane reporter tunisino di Telvza tv, Abderrazak Zorgui, morto poche ore dopo. In un video postato su Facebook poco prima, il giornalista spiega le ragioni del suo drammatico gesto denunciando la sua precarietà e lancia un appello ai disoccupati della regione a scendere in piazza per reclamare il loro diritto al lavoro e ad un futuro migliore. Il giovane si scaglia anche contro il governo centrale per aver dimenticato Kasserine, spesso mascherandosi dietro alla lotta al terrorismo nella regione.

Dopo il suicidio del giovane reporter, ieri sera le forze dell’ordine hanno usato i gas lacrimogeni per disperdere un gruppo di giovani manifestanti scesi in piazza per rivendicare il loro diritto ad un futuro migliore e all’occupazione.

Il gesto del giovane reporter tunisino ricorda quello analogo del venditore ambulante Mohamed Bouazizi, che lo fece per protesta contro le autorità che gli avevano sequestrato la merce, il 17 dicembre 2010. Bouazizi si diede fuoco a Sidi Bouzid, e il suo gesto fu lo spunto per una serie di proteste popolari che sfociarono nella ‘Rivoluzione dei gelsomini’ che costrinse, neanche un mese dopo, l’allora presidente Ben Ali alla fuga dal Paese.

La situazione socio-economica delle regioni marginalizzate del centro e del sud della Tunisia, dopo otto anni di promesse mancate, è rimasta pressoché la stessa con punte di disoccupazione giovanile intorno al 30%.

Il sindacato nazionale giornalisti tunisini (Snjt) a seguito della notizia della morte del giovane corrispondente ha annunciato in un comunicato la possibilità di indire uno sciopero generale della categoria. Per il sindacato infatti, è lo Stato che ha “contribuito a diffondere la corruzione e il denaro sospetto nel settore dei media assoggettandoli ad alcuni interessi”. Lo stato tunisino inoltre, secondo quanto si legge nel comunicato, ha fallito nel controllare i media e la loro conformità alle leggi sul lavoro a scapito dei giornalisti.