“La Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose, ma non può attuare l’uscita anticipata dal carbone senza avere né il metano né le infrastrutture per le energie alternative, strumenti necessari per affrontare la transizione”, queste le parole del Presidente della Regione Francesco Pigliaru rivolte al Governo Conte sul tema del superamento delle fonti fossili per l’energia del futuro.

Ma è anche la stessa maggioranza che in questi anni, oltre a pochi spot come le auto elettriche, ha portato avanti politiche energetiche che hanno sostenuto e incentivato le fonti fossili. Dalla nuova centrale a carbone passando per il metanodotto e ora i rigassificatori. Insomma, non di certo in linea con i principi imposti negli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni di Co2.

La lettera è stata indirizzata anche ai ministri dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e dell’Ambiente Sergio Costa e ai presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

Il riferimento è alla determina del Direttore Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente con cui è stata avviata la fase di abbandono dell’impiego del carbone, gas siderurgici e di raffineria, che dovrà concludersi entro il 2025. Nello specifico la Determina prevede che entro il prossimo 31 gennaio 2019 i gestori delle installazioni interessate debbano presentare la documentazione necessaria al riesame delle Autorizzazioni di Impatto Ambientale, con cronoprogramma del Piano di fermata definitiva.

“Questo provvedimento, seppur da un lato coerente con la strategia da noi ampiamente condivisa – spiega Pigliaru – è totalmente disgiunto e disconnesso dagli altri interventi e investimenti che la Sen, Strategia energetica nazionale, prevedeva per accompagnare il phase out completo al 2025, risultando così non solo inappropriato, ma oltremodo dannoso”. L’obiettivo del 55% di fonti rinnovabili presupponeva per l’Isola realizzare di una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Penisola o Sardegna-Sicilia-Penisola, e avere una capacità di generazione a gas, alimentata da depositi di Gnl, o capacità di accumulo per 400 Mw. “Cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come sostituirlo – avverte il governatore – rischia di far chiudere le fabbriche più grandi, ma anche le piccole e medie imprese, con la perdita di migliaia di posti di lavoro”.

Insomma chi ha governato per 5 anni, non pensando al futuro senza carbone, metano e gas inviando una lettera di questo tenore sembra più una critica al Governo che una presa di coscienza delle emergenze che in materia energetica la Sardegna deve affrontare.