“Assente un coordinatore sanitario, il facente funzioni ha presentato le dimissioni. In ferie la psichiatra che ha gestito da sola gli ultimi mesi del 2018. Prossima al trasferimento la tossicologa, vincitrice di concorso. Una sola psicologa. Carenti i Medici specialisti ma in costante aumento i detenuti, sempre più spesso con gravi problemi di salute. Insomma la sanità penitenziaria della Casa circondariale di Uta è una mina vagante che rischia ogni giorno di mandare in tilt l’intero sistema”.

Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo Diritti Riforme, dopo diverse segnalazioni dei familiari dei detenuti.

“Il nuovo anno nel Villaggio Penitenziario di Cagliari-Uta – sottolinea – non presenta elementi di miglioramento nell’organizzazione sanitaria che, al contrario, appare abbandonata a se stessa. Non è possibile che 576 persone (24 donne e 142 stranieri) a fronte di 561 posti possano non avere garantito quotidianamente il diritto alla cura. La Casa Circondariale di Cagliari-Uta è equiparabile a un Comune di media grandezza considerando la presenza di impiegati amministrativi, educatori e Agenti della Polizia Penitenziaria. Complessivamente si tratta di oltre un migliaio di persone. La situazione è particolarmente pesante e complessa perché circa il 45% dei detenuti ha problemi psichici e di tossicodipendenza ma non mancano persone con problemi tumorali, renali, cardiocircolatori, respiratori, senza contare i normali disturbi legati all’influenza o alle cure odontoiatriche. Un’organizzazione sanitaria che guardi ai bisogni di così tante persone che vivono all’interno di una struttura chiusa non può – conclude Caligaris – ignorare le difficoltà che si ripercuotono sull’intero sistema già di per sé problematico. E’ impensabile che in servizio possano esserci solo una psichiatra e una psicologa o che il dentista effettui 18 ore alla settimana. C’è poi il problema irrisolto di un medico referente per ciascun detenuto”.