Dalla Sardegna alla California, con destinazione uno dei più prestigiosi festival americani di cinema. Dopo il grande successo di critica e pubblico, “Ovunque proteggimi” del regista sassarese Bonifacio Angius – attualmente in programmazione nelle sale dell’isola e della penisola – è l’unico film italiano in concorso alla 34/a edizione del Santa Barbara International Film Festival, in programma nella cittadina della California dal 29 gennaio al 9 febbraio. Angius e gli attori protagonisti del film – Francesca Niedda, Alessandro Gazale e il piccolo Antonio Angius, al suo primo ruolo sul grande schermo – saranno presenti in sala per la proiezione e vivranno da vicino l’atmosfera elettrizzante del festival che tutti gli anni dal 1986 richiama migliaia di cinefili, attratti dalle decine di film che arrivano da tutto il mondo e dalla presenza di star internazionali.

E’ inoltre considerato, per i film americani, l’anticamera degli Academy Awards. Tra le star di Hollywood di questa edizione due attori straordinari come Glenn Close e Viggo Mortensen, che a Santa Barbara riceveranno rispettivamente il Maltin Modern Master Award e l’American Riviera Award. La presenza in concorso di Ovunque proteggimi a questo Festival è una nuova conferma del successo di un film che, fin dall’anteprima mondiale al Torino Film Festival a ottobre, ha conquistato pubblico e critici.

“Il fatto che Ovunque proteggimi sia in concorso in una vetrina internazionale così importante conferma ancora il famoso detto ‘racconta te stesso e il tuo quartiere e racconterai il mondo intero’ – afferma Angius – non bisogna mai avere paura di mostrarsi al mondo per quello che si è davvero, senza pretendere di far vedere solo i lati positivi ma anzi raccontando anche le debolezze e le fragilità di un luogo meraviglioso e pieno di contraddizioni come la Sardegna e i suoi abitanti. Sono onorato che il mio film, girato nell’isola, con attori e maestranze del luogo, sia riuscito a farsi spazio attraverso un racconto universale che parla di sentimenti e di esseri umani alle prese con una vita disperata, che molto spesso la società finge di non vedere”.