Arrivano 350mila euro per i sardi che desiderano accedere alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (PMA) di tipo eterologa, da effettuarsi nelle strutture pubbliche o private accreditate in ambito nazionale e internazionale. Lo ha deciso la Giunta, su proposta dell’assessore della Sanità Luigi Arru. Tra i criteri individuati figurano l’età della donna, fino al compimento del 43/o anno; il numero di cicli di trattamento, fino ad un massimo di tre e la residenza in Sardegna da almeno due anni.

“Alla struttura che eroga la prestazione sanitaria – spiega l’assessore Arru – sarà riconosciuto il rimborso degli oneri nella misura massima della tariffa unica convenzionale definita nel 2014 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, al netto dell’eventuale quota di compartecipazione della spesa, ovvero 1.500 euro per la fecondazione eterologa con seme da donatore con inseminazione intrauterina; 3.500 euro per la fecondazione eterologa con seme da donatore in vitro; 4.000 euro per la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice. In tutti e tre i casi sono compresi 500 euro per i farmaci”.

“In Italia – rammenta Arru – l’accesso alle tecniche di PMA è regolato dalla legge 40/2004, che nella sua formulazione originaria vietava alle coppie infertili il ricorso alle tecniche di fecondazione eterologa. Il 9 aprile 2014 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto. Possono dunque accedere alle tecniche di fecondazione eterologa coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, per le quali è stata accertata e certificata una patologia che sia causa irreversibile di sterilità o infertilità per uno o per entrambi i partner”.