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Liste d’attesa infinite, pazienti costrette a spostarsi a Nuoro o nella Penisola per fare un intervento chirurgico, difficoltà ad avere i farmaci per la chemioterapia, e addio al filo diretto con il day hospital per fissare una visita medica. È il calvario cui sono sottoposte le oltre 300 pazienti dello Smac (Senologia multidisciplinare aziendale coordinata) dell’Aou di Sassari, obbligate a lottare non solo contro il tumore al seno ma anche contro la burocrazia e un’organizzazione insufficiente delle strutture sanitarie Una situazione critica denunciata questa mattina in un incontro pubblico dal movimento Donne Libere in lotta per il diritto alla salute.

“La sanità pubblica a Sassari e provincia è allo sbando, ci sono criticità in ogni reparto e le problematiche irrisolte sono infinite. Dalla radioterapia alla senologia alla medicina nucleare, manca personale, infermieri, medici, materiale sanitario – spiega Luana Farina – Tutto questo si traduce in un disservizio per l’utenza e in un incubo per i pazienti”. Il movimento che a Sassari ha lottato come un leone per avere una Brest Unit, accende i riflettori soprattutto sulla Smac, attivata nel 2017 ma che a oggi non riesce a raggiungere l’efficienza necessaria per supportare le esigenze dei pazienti.

“Quando ho chiesto un appuntamento per un intervento chirurgico mi è stato detto dal personale della Smac che le sale operatorie erano sature, disponibili quindi solo per i casi più urgenti – racconta Patrizia Amati – Ho contattato diverse strutture in Sardegna e alla fine, sono riuscita ad avere un appuntamento a Nuoro, dove sono stata operata dopo pochi giorni”. Le difficoltà riguardano anche le pazienti che prima e dopo gli interventi si sottopongono alla chemioterapia e a tutti i controlli diagnostici. “Aspettiamo anche l’intera mattinata che arrivino i farmaci per poterci sottoporre alla terapia. Spesso siamo costrette ad andare noi alla farmacia per prenderli – denuncia Maria Grazia Flore – Ed è impossibile prenotare le visite direttamente contattando la Smac, siamo costrette a passare per il Cup, con tutti i disagi che ne conseguono”.