Edilizia (Archivio Cagliaripad)

Rilancio immediato dell’edilizia. E, per far capire qual è la gravità del problema, i sindacati hanno organizzato quattro giornate di protesta in Sardegna. Con altrettanti sit in davanti alle prefetture e assemblee nei cantieri simbolo della crisi, nei cantieri chiusi, sospesi o bloccati. Le tappe della mobilitazione sono già state fissate: 14 febbraio a Nuoro, 22 a febbraio a Oristano, 1 marzo a Sassari, 8 marzo a Cagliari.

Ma ci sono anche due appuntamenti oltre Tirreno: ci saranno lavoratori e sindacati sardi sabato a Roma in piazza San Giovanni e il 15 marzo per la mobilitazione nazionale intitolata “Rilanciare il lavoro, rilanciare il Paese”. “Siamo di fronte a una crisi che parte dal 2008 – spiega il segretario regionale di Uil costruzioni Marco Foddai – e che sembrava aver trovato una soluzione. E invece no, siamo in recessione tecnica e nell’edilizia non c’è una inversione di tendenza. Bisogna sbloccare le opere, questa è la base”.

Secondo il segretario Filca Cisl Giovanni Matta “dal 2008 in Sardegna il settore costruzioni ha perso 30mila posti di lavoro. Ma non basta. Anche nel 2018 i posti persi sono stati circa mille”. Chiaro anche il messaggio della Cgil: “Rilanciare le costruzioni – ha detto la segretaria regionale Fillea Erika Collu – significa rilanciare la Sardegna”. In vista della mobilitazione sarda ora saranno le segreterie territoriali a scegliere i luoghi simbolo del mancato decollo: nei prossimi giorni sarà definita la mappa della protesta nell’isola, cantiere per cantiere.

Edilizia, sindacati: “2mld di opere pubbliche cantierabili”