E’ la guerra del latte. E’ una Sardegna inondata di lacrime bianche. Un’isola che vede scorrere nelle proprie strade l’oro bianco dei pastori. E’ il latte frutto del loro lavoro, del loro sudore e del loro sacrificio che viene da loro stessi calpestato, perché si sentono umiliati e abbandonati. E’ un grido di dolore, un grido d’aiuto. Non vogliono sfilate di politici al loro fianco, non vogliono padri e padroni, non vogliono l’elemosina. Vogliono solo gli venga riconosciuto il loro lavoro, la loro dignità. E’ una protesta dura, accesa, pungente. Una protesta che stanno abbracciando in tanti anche fuori dall’isola.

Numerosi i gesti di solidarietà che arrivano dai colleghi dell’Umbria, che non hanno dimenticato cosa i pastori sardi hanno fatto per loro dopo il terremoto. Solidarietà che arriva da quei pastori sardi che negli anni ’60 hanno dovuto lasciare la propria terra perché qui non c’era più posto per loro e trovare fortuna nelle campagne del Lazio e della Toscana. Un abbraccio che arriva dagli emigrati sardi di tutto il mondo. Un abbraccio che arriva dal mondo, diverse sono le persone che accolgono e sostengono le grida dei nostri pastori. Ed è così che l’immagine di una Sardegna dolorante che piange lacrime bianche prende posto nelle pagine social di migliaia di persone insieme all’hashtag #iostoconipastori.

Una Sardegna afflitta, in difficoltà, ma con una grande forza e un’unica dignità. E’ la guerra del latte che i sardi stanno combattendo con la schiena dritta.

di Francesca Melis