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Dopo la Tav, la riforma delle autonomie e l’apertura domenicale dei negozi, anche la guerra del latte dei pastori sardi finisce per acuire le tensioni all’interno del governo gialloverde. La vertenza sollevata dagli allevatori ovini, che non era certo stata prevista nel contratto di governo tra Lega e Movimento Cinquestelle, finisce tra i temi caldi dell’ultima settimana di campagna elettorale in Sardegna: un appuntamento con le urne, quello del 24 febbraio, nel quale gli alleati a Roma, Salvini e Di Maio, si trovano a sfidarsi come accaduto in Abruzzo una settimana fa. Il leader della Lega parte favorito e il Movimento sembra arrancare dopo aver perso, a favore stavolta del centrosinistra, il seggio di Cagliari alla Camera che fu del dimissionario Andrea Mura, il velista dimessosi da Montecitorio ed espulso da M5s. Così dopo il nulla di fatto al Viminale con il ministro dell’Interno che ha avocato a sé la vertenza convocando un nuovo confronto tra pastori e industriali, a distanza di 24 ore dal tavolo di filiera della Regione, i pentastellati sono andati alla carica.

“Il Viminale non era certo la sede giusta e Salvini ha fatto un buco nel latte. Nel suo intervento alla ‘ghe pensi mì’ sulla crisi del settore ovino, Salvini non poteva che sbattere il muso su una realtà molto più complicata, dove l’emergenza richiede sì misure speciali, ma non ha i tempi dei tweet elettorali”, è l’accusa il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras a cui si è aggiunto anche il commento sferzante del candidato governatore M5S Francesco Desogus, secondo il quale il confronto a Roma è stato un “fallimento”. “Sul prezzo del latte Salvini smetta di giocare col fuoco. La lotta dei pastori merita rispetto – ha tuonato – La Lega smetta di fare promesse a vuoto”.

Nel frattempo i pastori, che oggi hanno dato tregua alle proteste di piazza e ai blocchi stradali ma che si sono ritrovati in assemblea davanti al più grande caseificio sardo a Thiesi (Sassari), sperano ancora di poter raggiungere quello che ritengono un prezzo equo: un euro più Iva al litro. La stessa proposta è stata messa sul piatto dalle organizzazioni agricole, in primis Coldiretti. Ma la trattativa è in salita. Gli industriali propongono 70 centesimi di acconti per ricominciare a lavorare. “E appena il mercato si riprende, grazie alle attività messe in campo dalle istituzioni, ci rincontriamo e aggiorniamo il prezzo”, fa sapere Assolatte. Domani mattina ennesimo round di questo lungo confronto che nell’Isola va avanti da agosto: il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio sarà a Cagliari, in Prefettura, per riprendere le fila della contrattazione. Anche il governatore Francesco Pigliaru ha lanciato un appello agli industriali perché paghino di più il prodotto. Sul piatto 49 milioni di euro, tra risorse regionali e nazionali, per ritirare parte del Pecorino Romano invenduto e l’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria annuncia: “disposti a mettere più risorse”. Domani si saprà se la guerra del latte potrà terminare o se proseguirà. In questo caso lo scontro non potrà che acuirsi.