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Ormai è passato quasi un anno dalla sentenza Corte App. civile Roma, Sez. II, 9 aprile 2018, n. 2245 con cui, su ricorso della Regione autonoma della Sardegna, è stato riformato il lodo espresso dal Collegio arbitrale (il magistrato in pensione Gianni Olla, il docente universitario romano Nicolò Lipari, il presidente emerito della Corte costituzionale Franco Bilé)  con il parere contrario di uno dei componenti (il magistrato Olla) favorevole alle pretese della Nuova Iniziative Coimpresa del Gruppo Cualbu sull’annosa vicenda di Tuvixeddu (Cagliari), la più importante area archeologica sepolcrale punico-romana del Mediterraneo, interessata dal noto progetto immobiliare.

L’indennizzo di 77,8 milioni di euro previsto dal lodo arbitrale, si riduce a soli 1,2 milioni di euro, come ha affermato la Corte d’Appello di Roma.

La decisione regionale di fermare l’edificazione nell’area è stata ritenuta legittima, perché le disposizioni del piano paesaggistico – P.P.R. sono state definitivamente riconosciute legittime anche riguardo Tuvixeddu dai Giudici amministrativi (vds. Cons. Stato, Sez. VI, 3 marzo 2011, n. 1366).

Le motivazioni dell’arbitrato poggiavano esclusivamente sull’annullamento del precedente vincolo paesaggistico (vds. Cons. Stato, Sez. VI, 4 agosto 2008, n. 3895).

Il Gruppo Cualbu è tenuto a restituire quanto percepito in eccesso, più di 85 milioni di euro, visto che il lodo era stato dichiarato esecutivo e l’indennizzo era stato versato integralmente, interessi compresi.

Domanda non banale: i soldi sono stati restituiti alla Regione?  Dal canto suo, la Regione li ha richiesti? Per chi si fosse distratto, si tratta di soldi pubblici.

E potrebbero esser utilizzati per finalità pubbliche, come la costituzione di un grande parco archeologico-ambientale a beneficio della collettività.

Fonte: Grig