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La griglia per il saldo del prezzo del latte è da correggere. È la conclusione del consiglio generale della Copagri Sardegna che oggi si è riunito a Oristano. Qualche dubbio era stato già espresso durante la seconda riunione del tavolo ristretto sul latte ovicaprino dello scorso 8 marzo. Ma oggi è stato dato mandato ai rappresentanti di proporre – nel nuovo incontro in prefettura venerdì a Sassari – delle modifiche.

“Le nostre perplessità – spiega il presidente regionale della Copagri Ignazio Cirronis – derivano intanto dal fatto che dai calcoli si sono escluse le altre tipologie di formaggio diverse dal pecorino romano e sono stati usati parametri che non corrispondono alla realtà commerciale”. L’analisi della Copagri dice che l’allargamento del paniere di riferimento può essere vantaggioso.

“Ricordiamo che il pecorino romano – aggiunge Cirronis – occupa uno spazio di mercato del 60/65%; le altre due Dop meno del 5%; i restanti pecorini, tra cui troviamo molli, caciotte, molto semicotto non Dop quasi il 35%, con quotazioni che non si discostano molto da quelle del pecorino sardo Dop. Come si evince dalle nostre elaborazioni, con il romano a 6 euro il prezzo medio dei pecorini, tenuto conto delle loro fette di mercato, è oltre i 6,50 che riportato sul prezzo del latte significa 10-15 centesimi al litro in più”. Il valore del latte può salire. “Sempre secondo i nostri calcoli – continua il presidente della Copagri Sardegna – si può pagare il latte a 88 centesimi (80+Iva) con il prezzo medio dei formaggi intorno a 6,50 (cioè con il romano a 6 euro), ipotizzando un indice di trasformazione di 5,85 litri per kg di formaggio e neppure tenendo in considerazione il valore della ricotta”.

Copagri chiederà anche “nuovi strumenti per garantire il rispetto delle quote di produzione stabilite dal consorzio di tutela con il piano di autoregolamentazione”.