“A Sardara la Giunta è totalmente al maschile, la legge è ignorata: benvenuti al Medioevo”.

La denuncia arriva dall’ex sindaco del comune del Sud Sardegna, importante centro agricolo e termale. Angelo Mascia, in carica dal 1991 al 2001, ha presentato un’istanza all’attuale primo cittadino, Roberto Montisci, per chiedere conto di questa palese violazione dell’attuale normativa. Nella lettera inviata per conoscenza anche alle commissioni Pari opportunità di Comune e Regione, Mascia mette in evidenza come non venga rispettata la legge Delrio del 2014: prevede che nella composizione delle Giunta nessuno dei due generi abbia una rappresentanza inferiore al 40% nei comuni sopra i 3mila abitanti. “Sardara ne ha 4mila e a guidare il Comune sono soltanto quattro uomini, sindaco compreso – attacca l’ex sindaco – Con questi numeri, per legge, dovrebbero far parte dell’esecutivo almeno due donne”. Per Mascia “secoli di storia della comunità di Sardara vengono così cancellati”.

Nel sito del Comune compare oltre ai 4 uomini, tra assessori e sindaco, anche una donna, Gessica Pistis, assessora ai Servizi Sociali e Pubblica Istruzione. Ma di recente ha rassegnato le dimissioni per motivi personali. “Anche allora la composizione della Giunta non era a norma – insiste l’ex primo cittadino – perché il 25 per cento di donne in Giunta non era sufficiente. Ma ora si è toccato il fondo in termini di politiche paritarie. In spregio alla storia di Sardara. Insignito della Bandiera arancione, ha uno dei centri storici più belli della Sardegna. Il suo pozzo sacro risale a 3.300 anni fa ed era dedicato alla Dea Madre. Il castello di Monreale, che torreggia sulle colline a sud del paese, fu abitato dai re di Arborea e dalla Regina Eleonora che nella sua Carta de Logu prevedeva norme, all’epoca rivoluzionarie, per la difesa delle donne”. “Sarei molto stupito di sapere se il ‘caso Sardara’ abbia eguali in Italia”, chiude Mascia lanciando anche un appello: “E’ ora di smetterla di pensare alle donne in Giunta solo per gli assessorati di minor peso: un anacronismo inaccettabile”.