Senato al voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini. Ieri il presidente della giunta, Maurizio Gasparri, nella sua relazione ha proposto il no. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è in Aula. Con lui, anche il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio. Il voto è previsto per le 13,  sarà palese senza proclamazione immediata del risultato.

IL PUNTO SULLA VICENDA – Gli ortodossi M5s alzano il livello di tensione sul voto in Aula per il caso Diciotti. Ma, nonostante il rischio serio di un voto contrario rispetto a quelli di scuderia da parte di un piccolo drappello di pentastellati, non sono previsti colpi di scena sulla decisione che il Senato prenderà sul ministro Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato per il caso Diciotti.

Formalmente Lega e 5 stelle, quindi la maggioranza di governo, sono tutti schierati per il no. E potranno contare anche suoi voti di Forza Italia. “Gli iscritti “hanno detto che il Governo ha tutelato un interesse pubblico”, assicura Luigi Di Maio.

Il no all’autorizzazione in Aula, sostenuto ufficialmente dai 5 stelle, è nella stessa linea della giunta per le immunità: linea, spiega il presidente Gasparri, che “si basa sull’articolo 96 della Costituzione, che regola la responsabilità dei ministri, e sulla Legge Costituzionale (n.1 dell’89)”. Ma è evidente che le acque non sono tranquille. A scanso equivoci il voto sarà palese e lo stesso premier Conte sarà presente in Aula, “per assunzione di responsabilità”, spiega, ma anche in difesa di “una chiara linea politica che il governo sottoscrive”.

A preoccupare non sono solo le senatrici M5s, Fattori e Nugnes che hanno finora manifestato la loro intenzione di votare sì all’autorizzazione a procedere per Salvini, ma si parlerebbe anche di qualche altro dissidente. Una parte di questi sarebbero tentati di uscire dall’Aula o risultare assenti per evitare scontri diretti con il movimento. Anche perché il capogruppo in Senato Stefano Patuanelli ha avvertito che chi vota in dissenso dalla piattaforma è fuori anche se le espulsioni renderebbero ancora più risicati i numeri della maggioranza in Senato.