“Il ragionamento giuridico della controparte è infondato, in ogni caso per noi vale il proverbio: non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. E in questo momento gli eredi del cavalier Pusceddu nel sacco non hanno niente”. Così l’avvocato Giuseppe Longheu, che rappresenta il Comune di Siniscola nel processo in corso a Nuoro per la causa intentata dagli eredi del nobiluomo per ottenere un maxi risarcimento di un miliardo di euro.

I due, Claudio Marceddu e Paola Antonia Orunesu, assistiti dall’avvocato Carmine Grieco, rivendicano la restituzione dei terreni o in alternativa il valore del lascito – non onorato con la realizzazione di un ospedale per i poveri – stimato appunto in 1mld. Tutto è iniziato tre anni fa quando i due eredi decidono di riappropriarsi di una parte del lascito del cavaliere, il Santuario e la Corte di Sant’Elena sul litorale di Siniscola, da decenni di proprietà del Comune, rompendo il lucchetto e mettendone uno nuovo. A scoprirlo è il prete del paese quando deve entrare nel Santuario per la festa. Per i due quei terreni sono di loro proprietà ma decidono che per due anni continueranno a mettere a disposizione il Santuario perché si svolga la festa. Solo lo scorso anno il Comune di Siniscola decide di fare causa agli eredi per rivendicare il possesso del Santuario.

Marceddu e Orunesu rispondono con una seconda causa, chiedendo all’amministrazione il maxi risarcimento. Il legale dei due ha già depositato in tribunale 36 pagine di memorie con allegati 600 documenti, più una corposa relazione tecnica con la perizia e la stima di ogni singolo bene. Anche la controparte ha depositato le proprie memorie. Il 14 maggio, nella seconda udienza del processo, la giudice monocratica Federica Meloni dovrà decidere sull’ammissione delle prove.

Ospedale mai realizzato, eredi chiedono 1 miliardo a Comune