bullismo-un-sistema-in-cui-tutti-sono-deboli

Carlo, 13 anni, vittima di bullismo incontra i suoi aggressori-coetanei e alla fine loro si impegnano a farlo integrare nel paesino in cui vive e lui, che è bravo a scuola, ad aiutarli nei compiti durante il doposcuola. E’ una delle storie a lieto fine della “giustizia-riparativa”, quella che, su base volontaria, permette l’incontro tra la vittima e l’autore del reato per scambiarsi il proprio vissuto e soprattutto comprendere il punto di vista dell’altro.

Tema affrontato stamane alla Camera dei Deputati in un convegno organizzato dalla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Filomena Albano per presentare le raccomandazioni su “la mediazione penale e altri percorsi di giustizia riparativa nel procedimento penale minorile”. Tra coloro che accettano questo percorso, ha spiegato Annina Sardara mediatrice in Sardegna, un 10% sono i minori che picchiano i propri genitori, molto spesso sotto l’effetto stupefacenti. Tanti altri sono responsabili di danneggiamenti del patrimonio pubblico.

“Carlo è andato a vivere in un piccolo paese della Gallura, il paese di suo padre, mentre la madre è spagnola – ha raccontato Sardara del Centro per la mediazione pacifica dei conflitti di Sassari – Il papà muore in un incidente stradale e lui e la mamma rimangono in quel paese, come fossero un po’ stranieri”. Il ragazzino diventa presto vittima di atti di bullismo da parte di tre compagni di scuola ripetenti, di 14 anni. All’inizio lo insultato, lo inseguono, lo deridono “poi piano piano – prosegue la mediatrice – cominciano anche ad aggredirlo. Un giorno mentre lui gioca con la bicicletta nel piazzale del paese viene buttato giù dalla bicicletta e gliela rubano”.

All’episodio assistono alcuni vigili del paese che fanno una segnalazione al Tribunale per i minorenni. I tre ragazzini vengono accusati di atti persecutori, lesioni, rapina. “Vengono avviate le indagini durante le quali il pubblico ministero – ricorda la mediatrice – li invia in mediazione per valutare la possibilità di attivare un percorso. Noi abbiamo incontrato prima Carlo e poi la madre: abbiamo ascoltato il loro dolore, legato ad un periodo di grande isolamento e solitudine. Carlo ha dato adesione al percorso di mediazione così come i tre ragazzi”. Dall’incontro si è scoperto che anche i tre “bulli” a loro volta erano stati bullizzati. “Hanno formulato un accordo riparativo che – sottolinea la mediatrice -loro stessi hanno scelto: si sono impegnati a favorire l’integrazione di Carlo nel gruppo di pari di questo piccolo paese. Carlo che, invece molto bravo a scuola, autonomamente ha deciso di frequentare il doposcuola per essere lui di supporto a questi suoi compagni, adesso nuovi amici”.