consiglio regionale

Un passo avanti, questo sì. Persino un raddoppio rispetto alla legislatura precedente. Ma la doppia preferenza di genere non ha colorato di rosa il Consiglio regionale: otto posti su sessanta sono andati alle donne. La conclusione? Si può fare meglio. L’invito è arrivato dai lavori di un convegno promosso da Università di Cagliari, Coordinamento 3-Donne di Sardegna, Giulia giornaliste Sardegna e Corecom. Federica Ginesu, giornalista di Giulia, ha presentato uno studio su quanto è stato fatto dal mondo dell’informazione per aiutare a far decollare la doppia preferenza. E l’indagine ha mostrato che i principali media sardi hanno fatto un buon lavoro.

“Anche se i temi su differenza salariale, lavoro e famiglia, affidi, denatalità, gap di rappresentanza politica sono stati trattati solo dalle donne”, ha precisato Ginesu. Susi Ronchi, coordinatrice di Giulia, è sicura: “L’informazione virtuosa ha fatto di tutto per garantire la parità di genere. Quando si è dovuto dare spazio ai presidenti, purtroppo, la scelta è stata obbligata: erano solo uomini. Il risultato – ha chiarito Ronchi – non è stata una sconfitta delle donne, ma della politica: i partiti non sono riusciti a garantire una rappresentanza paritaria. In questo senso registriamo ancora un blocco culturale nonostante i grandi sforzi dell’informazione”. Meccanismi da oliare, dunque.

“In realtà – ha sottolineato il costituzionalista Andrea Deffenu – si tratta di un meccanismo per costringere i partiti a candidare donne, ma che non può dare garanzia di risultato. È sicuramente un sistema molto interessante, ma non basta: bisogna capire come la interpretano i partiti. Nessuna condanna per nessuno, per carità. Alcuni partiti ad esempio, dicono i risultati, sono più sensibili di altri. Diciamo che ci sono dei margini per un miglioramento: è un meccanismo che non è stato utilizzato alle sue massime potenzialità. Come mai? Certo, bisogna capire perché”. Intanto alcuni tabù da sfatare. “Non è vero, come hanno dimostrato le elezioni comunali, che le donne non si occupano di politica – ha detto Luisa Marilotti del Coordinamento 3 – non è vero che le donne non votano le donne, non è vero che non ci sono donne interessate a fare gli assessori. La polemica della Giunta comunale di Sardara tutta al maschile con il sindaco che dice che le donne non ci sono? Ma non è vero, le donne ci sono eccome”.

E poi ha aggiunto: “Forse è ora di smetterla di parlare di quote rosa, bisognerebbe parlare di norme antimonopolistiche contro le quote celesti”. L’Università di Cagliari già al lavoro. “Bisogna insistere e persistere – ha incalzato la rettrice Maria Del Zompo – perché serve un cambio di mentalità profondo nella nostra società: bisogna avere più coraggio e proporsi più spesso, perchè le ambizioni non sono esclusiva degli uomini. Per questo nel nostro ateneo portiamo avanti politiche per l’equilibrio di genere anche in mezzo alle difficoltà e alle perplessità dei nostri colleghi uomini”.