Si paventa una nuova ondata di protesta dei pastori per il prezzo del latte e per quello degli agnelli. A molti, da subito, non è piaciuto l’accordo raggiunto l’8 marzo a Sassari nelle riunione coordinata dal Prefetto Giuseppe Marani e dal Capo di Gabinetto del Mipaaft, Luigi Fiorentino. Da qualche giorno infatti, secondo quanto si apprende, circolano sui gruppi whatsapp messaggi di malcontento ed in particolare da ieri sera, uno che avvisa che “il lattaio non passerà a ritirare il latte perchè se no gli bruciano la macchina (il camion frigo, ndr)”. Un messaggio già in possesso ed al vaglio delle forze dell’ordine per prevenire atti di violenza come quelli accaduti in Baronnia e nel Meilogu, dove ne sono stati fermati 4 e incendiati tre.

“Per un paio di giorni bisogna buttare il latte – dice un altro pastore – per riportare in alto il simbolo della protesta. Dobbiamo farlo tutti insieme per dare il segnale che siamo nuovamente tutti in guerra. Perché la battaglia l’abbiamo persa”. Messaggi probabilmente strumentali che partono dal Campidano e dal Sulcis e comunque non condivisi da numerosi pastori del nuorese e del sassarese. Si attende comunque anche l’esito delle riunione dei pastori, che chiedono chiarezza, organizzata oggi a Siniscola (Nu).

La protesta si allarga anche al prezzo della carne degli agnelli: diversi gruppi di pastori chiedono 5 euro per tutto l’anno, e non solo nei periodi di maggior richiesta, ovvero per le festività di Pasqua (ormai imminente) e per quelle di Natale, quando il prezzo sale. In questi giorni il prezzo oscilla tra i 2,40 e i 2,90 euro al kg al peso vivo, che non soddisfa molti. Altri invece esortano, sempre nei gruppi, a tenere duro e a non macellare gli agnelli almeno fino al 5 di aprile, quando il prezzo potrà essere più remunerativo. Non è escluso, secondo quanto si apprende, che l’ipotesi di protesta nasca in ambienti nei quali non è stato ben compreso (o volutamente spiegato male) l’accordo di Sassari.