Moriva 25 anni fa l’ultima grande rock star simbolo di un’intera generazione.

Kurt Cobain morì suicida nella sua casa di Seattle, fu trovato nella foresteria della grande villa nel quartiere dei ricchi, simbolo del suo successo. Se ne andò prima che internet invadesse le nostre case, prima ancora che le persone comuni diventassero star del web.

E’ difficile immaginare come sarebbe oggi, a 52 anni,  “L’angelo Bruciato”, a 52 anni. Pensare quanto la fama, i soldi, il successo, l’esigenza e la severità abbiano condizionato la vita di un ragazzo che con la sua musica incantava e conquistava milioni di adolescenti.

Un Mito già nella sua vita, portavoce di una generazione, poeta maledetto. Troppo sensibile per affrontare il successo e le dinamiche dello show business, troppo dipendente dalle droghe.

Il suo rock venne definito “Più pesante del paradiso” da un manager inglese astuto nel loro primo tour britannico.

Un Rock pesante, chitarra elettrica lancinante e basso e batteria e voce. Tre ragazzi. Kurt il leader, Krist Novoselic la spalla silenziosa e Dave Grohl assunto perché durante il provino sfasciò i tamburi con violenza. Tre dischi realizzati: Bleach, Nevermind, In Utero. 1989, 1991, 1993. Il primo realizzato con un budget di appena 600 dollari.

Oggi restano il ricordo, la nostalgia e la grande musica di un fragile ragazzo di 27 anni che non riuscì a gestire il proprio successo e la propria vita. Restano le sue canzoni che lo hanno reso e ancora lo rendono uno dei più geniali compositori della storia del rock, un talento puro in grado di realizzare classici istantanei.