Carabinieri

La traiettoria del colpo di pistola che ha ferito a morte Alberto Melone, il barista algherese di 19 anni ucciso venerdì sera in un appartamento di piazza del Teatro, va dall’alto verso il basso. Chi ha sparato – dell’omicidio è accusato l’amico Lukas Saba, 18enne, dipendente dell’attività portuale del padre – sovrastava fisicamente la vittima. Probabilmente Alberto era seduto e chi l’ha colpito con la calibro 22 era in piedi. È quanto emerge dalle prime valutazioni sulla tac eseguita dai medici legali incaricati dal sostituto procuratore Mario Leo, che coordina le indagini condotte dai carabinieri del reparto investigativo del comando provinciale di Sassari e dalla compagnia di Alghero.

All’esame hanno partecipato i due periti indicati dalla Procura, Francesco Serra e Salvatore Lorenzoni, insieme a Francesco Lubinu, indicato dalla famiglia Melone, patrocinata da Francesco Carboni e Nicola Satta. Ulteriori dettagli sono attesi dall’autopsia, prevista nel tardo pomeriggio nell’istituto di Patologia forense dell’Università di Sassari. Domani la salma di Alberto sarà riconsegnata ai familiari. La camera ardente sarà allestita nella camera mortuaria dell’ospedale civile di Sassari. Giovedì pomeriggio i funerali nella cattedrale di Alghero.

Interrogato ieri dal Gip, Lukas Saba ha raccontato tra le lacrime di aver sparato per gioco senza sapere che l’arma – regolarmente detenuta dal padre – era carica. Il giudice ha negato gli arresti domiciliari sollecitati dalla difesa confermando la custodia cautelare in carcere. In queste ore hanno parlato anche i genitori della vittima. “Nessuno potrà restituirci nostro figlio, ci auguriamo che sia stato un incidente”, hanno detto ai giornalisti Antonello Melone e Mariella Alivesi. L’amico omicida? “Quel ragazzo mi fa soprattutto pena – ha confessato la mamma di Alberto – perchè sono sicura che non sta passando e non passerà dei bei momenti. Ora però vogliamo conoscere la verità a tutti i costi”.

19enne ucciso ad Alghero: autopsia conferma, un solo colpo