Stipendi più bassi, incremento dell’orario di lavoro e totale flessibilità: sono le richieste del gruppo Metro Italia ai lavoratori di tutti i punti vendita, compresi i 136 di Cagliari/Elmas e gli 80 di Sassari che, dal 1 aprile, sono costretti alle nuove regole imposte unilateralmente dai vertici alla guida della multinazionale da qualche mese. Un atteggiamento che contrasta con le relazioni industriali positive consolidate da decenni ed è alla base della prima giornata di sciopero nazionale proclamata dalle categorie unitarie di settore Filcams Cgil, Fisacat Cisl e UilTucs il 19 aprile, alla quale seguiranno altri sciopero da definire nei territori. Intanto, per il 19 sono già previsti due presidi, dalle 9 alle 13, davanti alle sedi della Metro a Elmas e nella zona industriale di Predda Niedda a Sassari.

“Le ripercussioni sui lavoratori sono preoccupanti – avvertono i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams), Giuseppe Atzori (Fisascat) e Cristiano Ardau (Uiltucs) – perché saranno costretti a lavorare di più, con un orario inutilmente spezzato e per giunta senza vedersi incrementare lo stipendio che, anzi, subirà una flessione per via dell’azzeramento del premio di produttività”. Insomma, una situazione insostenibile e immotivata se non con la volontà di incrementare ulteriormente gli utili tagliando il costo del lavoro. Da qui la reazione dei sindacati, che hanno deciso di alzare il livello della mobilitazione con la proclamazione del primo di una serie di scioperi con l’obiettivo di riportare l’azienda alle corrette relazioni sindacali e a un nuovo confronto che tenga conto dei diritti dei lavoratori.

La vertenza ha origine nella disdetta unilaterale del contratto integrativo che regola, oltre ai premi di produttività, anche l’orario e i turni di lavoro sino a oggi oggetto di trattative nei singoli punti vendita mentre secondo i nuovi dirigenti devono essere centralizzati, azzerando quindi le singole specificità e i gli stessi criteri che hanno garantito per anni il buon funzionamento dei negozi di Cagliari e Sassari e la qualità del lavoro di oltre 200 dipendenti.
Il tavolo nazionale delle trattative è saltato per l’indisponibilità dell’azienda a discutere sui contenuti del nuovo contratto e la decisione di cancellare, unilateralmente, il vecchio integrativo scaduto lo scorso ottobre e poi prorogato fino al 31 marzo.

Fra i nodi critici evidenziati, oltre al progetto Tempo – imposto dell’azienda per flessibilizzare la prestazione lavorativa spostando i turni di lavoro verso il fine settimana e introducendo quelli spezzati – c’è l’approccio sulla salute e sicurezza e l’incremento complessivo del numero di degli infortuni: “Il taglio degli organici, la riduzione degli strumenti per la movimentazione dei carichi, le modalità con cui vengono predisposte le pedane e il mancato rispetto delle mansioni – sottolineano i segretari regionali – sono i motivi di un risultato negativo che non deve assolutamente essere sottovalutato”.