Quattro anni e mezzo di reclusione per Randazzo e Murgia perché “tutto ciò che accadeva non poteva non essere noto a chi per ruolo si occupava di gestire il lavoro”. Queste le richieste formulate dal pm Liliana Ledda nei confronti del Direttore Amministrativo regionale e della responsabile di struttura di Decimomannu perché “nessuno dei due era intervenuto”. E’ quanto si legge oggi su un quotidiano sardo in merito al processo ai due dirigenti dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici finiti nell’inchiesta sul maltrattamento dei pazienti nella struttura di Decimo.

Richiesta, quella del pm, accolta dalla parte civile, mentre i collegio della difesa attende l’udienza del 26 Aprile prossimo. L’indagine, scrive il quotidiano, è stata avviata nel 2014 dopo una denuncia arrivata in Procura da parte di una dipendente che segnalava “fatti gravi e meritevoli di un intervento immediato delle forze dell’ordine”. Quella denuncia riferiva di pazienti “maltrattati e trascurati, buttati giù dai letti, messi in fila nudi e scalzi nell’andito in attesa della doccia fatta in un unico bagno per non sporcare gli altri” e con l’uso “di un solo asciugamano per diversi pazienti” e un solo bagno “per 50 pazienti”. “I Carabinieri del Nas e della sezione di polizia giudiziaria nel marzo 2015 avevano sistemato delle microspie e telecamere” e documentato “umiliazioni e insulti, gli schiaffi e i calci rivolti agli ospiti”.

Nel gennaio 2016 gli arresti ai domiciliari per molti imputati (tre condanne e otto patteggiamenti a carico di altrettanti lavoratori) perché secondo il Gup “i dipendenti si comportavano in modo abitualmente lesivo della dignità dei pazienti, costantemente ingiuriati, umiliati e minacciati e a volte anche picchiati. I soprusi si ripetevano regolarmente e nell’edificio si creava un clima di ansia e tensione provocato da soggetti in una posizine di forza – conclude i quotidiano sardo – rispetto alle vittime, affidate, in teoria, alle loro cure e attenzioni” ”.