Arriverà a sorpresa nei maggiori centri dell’isola dopo essere stato presentato a Treviso per iniziativa di Oliviero Toscani, e aver fatto la sua prima apparizione sarda ad Asuni, piccolo centro dell’Alta Marmilla noto per la sua intensa attività culturale rivolta al mondo delle migrazioni.

Si chiama NIDO l’ultima opera di Gianluca Vassallo, realizzata insieme all’architetto Maurizio Bosa per rappresentare una sorta di frontiera temporanea, un luogo d’ascolto capace di far immedesimare tutti nella condizione uguale di straniero.

L’installazione artistica, che nei giorni scorsi ha fatto la sua comparsa come un oggetto enigmatico nella piazza centrale di Asuni, è studiata per essere inserita nello spazio pubblico delle città e dei paesi in cui farà tappa nelle prossime settimane. Arriverà senza preavviso a Olbia, Nuoro, Sassari, Cagliari e in altri centri grandi e piccoli. Poi a settembre, al Museo dell’Emigrazione di Asuni sarà realizzata una mostra, prevalentemente fotografica, che sintetizzerà il racconto dell’impatto di NIDO sui luoghi e le persone che ha incontrato durante il percorso.

Decisamente anticonformista il messaggio di Vassallo. “Penso che non serva a molto ostinarsi a dare del razzista a chi mostra diffidenza per gli stranieri – ha spiegato l’artista – si finisce solo per gettare carburante sul fuoco delle sue convinzioni. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone per bene, sensibili nei confronti di familiari e amici, ma incapaci di immedesimarsi nel dramma vissuto dalle popolazioni che arrivano da lontano. È a loro che rivolgo il mio messaggio, per stuzzicarli a osservare ciò che accade fuori dal loro piccolo mondo e, magari, fargli scoprire nel migrante un altro se stesso”.

L’installazione si presenta come una micro-architettura, una cappella laica dalla quale una voce pone dieci domande in cinque lingue diverse, le stesse che in genere vengono rivolte a un immigrato. L’interesse del visitatore è calamitato con naturalezza verso un piccolo schermo, uno specchio dove è inevitabile impattare contro il proprio sguardo.

“Anche io ho vissuto l’esperienza di migrante – ha affermato l’artista –. Sono arrivato da Napoli in Sardegna che avevo sette anni, quando essere napoletano era l’equivalente di essere oggi marocchino o pachistano. Una parte di quelle domande è stata fatta anche a me”.

L’iniziativa ha goduto di un importante risalto mediatico in occasione dell’evento “36 ore di Con-Fusione” tenutosi a “Fabrica”, il ‘centro di sovversione culturale’ di Treviso fondato nel ‘94 da Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Da questo contesto, che ha coinvolto importanti personalità come Vittorio Sgarbi, Emma Bonino e Gad Lerner, Vassallo ha presentato il suo progetto di Asuni, realizzato per iniziativa dell’amministrazione comunale e finanziato dall’assessorato regionale alla Cultura nella “Rete dell’emigrazione sarda”. All’interno del MEA ha trovato spazio una seconda installazione permanente, che resterà visitabile gratuitamente dal venerdì alla domenica (esclusa Pasqua) dalle 16 alle 19, per un mese intero.