Un viaggio che solo in parte ha portato dove volevano. Coerenti a se stessi e ai loro valori di gioventù, consapevoli di quello che hanno rappresentato nel panorama musicale nazionale e internazionale dagli anni ’70 in poi, dell’affetto di un pubblico che li ha seguiti, si è identificato con loro. Ma la sfida di essere dei buoni maestri, di trasmettere ai giovani, i loro insegnamenti, musicalmente e non, è franata. “Si la mia generazione ha fallito altrimenti non ci sarebbero queste macerie intorno – ammette Vittorio Nocenzi, 68 anni, figura carismatica del Banco del Mutuo soccorso che oggi ha presentato l’album Transiberiana – Siamo arrivati a un degrado del buon gusto tale che è insopportabile”.

Il loro viaggio metaforico, lungo la linea ferroviaria che attraversa la Siberia, tra la paura dell’ignoto, gli imprevisti, per arrivare all’Oceano dove i viaggiatori capiscono che non era quella la meta, è il filo conduttore dell’atteso album. Esce sul mercato mondiale il 10 maggio per l’etichetta internazionale Inside Out Music/Sony Music Group. Anticipato dalle tracce “I ruderi del gulag” e “L’assalto dei lupi”, segna il ritorno della band a 25 anni di distanza dall’ultimo album da studio, “13”, pubblicato nel 1994. “Ci siamo prefissati di non fare il verso a noi stessi, e questo era il pericolo, e quindi il primo paletto che ci siamo posti: doveva essere un disco vero, ispirato, credibile, che raccontasse chi siamo e come la pensiamo, non volevamo un disco che sembrasse musica anni ’70 – ha spiegato Nocenzi – un artista deve sempre presentare una visione etica”. Dopo tutti questi anni dedicati ad altro, soprattutto concerti e tour per il mondo, e la scomparsa di due tra i componenti storici (Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese), il Banco torna quindi con un lavoro frutto della vena creativa di Nocenzi, e grazie all’apporto del figlio Michelangelo (‘la scoperta del mio terzogenito come mio alter ego è stata per me inaspettata’, ha detto Vittorio), e di Paolo Logli. Undici nuove composizioni che sembrano il riflesso di tutta la carriera del Banco, gruppo nato nel 1970, protagonista per decenni della scena progressive rock nazionale e internazionale.

“Il viaggio più importante e faticoso che fa ciascuno di noi è vivere, oggi più che mai – ha detto Nocenzi – Ma c’è anche la metafora dell’estremismo che stiamo vivendo in questi giorni, senza ideali, valori di riferimento, noi non ci rispecchiamo molto nelle modalità della vita contemporanea, abbiamo una forbice che va dai fanatici integralisti agli ignoranti presuntuosi, due abomini che stiamo vivendo tutti i giorni, poi c’e’ quella macchina di internet che consente anche all’idraulico di parlare dei vaccini insieme all’esperto”. “I prodotti culturali vengono considerati degli inciampi – ha proseguito – e anche i media hanno la loro responsabilità, hanno aumentato esponenzialmente l’informazione creando un grande equivoco, quello di confondere informazione con conoscenza”. Nel nuovo album le sonorità (‘il prog è una musica che nasce come anarchica, un tempo dispari non fa rock progressive’, ha ribadito Nocenzi), sono interpretate da moog e percussioni etniche, con i suoni liquidi di chitarre e pianoforti, ma anche insolite soluzione orchestrali, come gli strumenti a fiato e il mandolinato della Balalaika dopo un assolo di una chitarra elettrica.

Il Banco del Mutuo Soccorso è attualmente composto da Vittorio Nocenzi (pianoforte, tastiera e voce), Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Marco Capozi (basso), Fabio Moresco (batteria) e Tony D’Alessio (lead vocal).