Ha contestato le ipotesi di reato, peculato e voto di scambio, negando ogni responsabilità in capo all’attuale consigliere regionale dell’Udc Giorgio Oppi, già assessore alla Sanità e all’Ambiente con passate Giunte di centrodestra. È iniziata con l’arringa del difensore dell’esponente politico, l’avvocato Gianluca Aste, l’udienza davanti al gup di Cagliari, Nicola Clivio, per lo scandalo Igea, società in house della Regione Sardegna che si occupa delle bonifiche e della messa in sicurezza dei siti minerari dismessi.

Oppi è tra i 71 indagati per i quali il pm Marco Cocco ha chiesto il rinvio a giudizio contestando, a vario titolo, i reati di truffa, peculato, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e voto di scambio. Gli imputati di reati minori hanno già chiesto il patteggiamento o il rito abbreviato con udienza fissata per il 24 settembre prossimo. Il difensore di Oppi ha presentato una memoria scritta, chiedendo il proscioglimento del suo assistito. “Nessun reato palese da parte di Oppi – ha detto Aste – e nessun elemento raccolto utile a sostenere in giudizio l’accusa”.

Il magistrato che ha guidato l’indagine ha rinnovato la richiesta di processo, tra gli altri, anche per l’ex presidente di Igea Giovanni Battista Zurru e l’allora sindacalista Marzo Tuveri, finiti nel 2015 il primo agli arresti domiciliari e il secondo in carcere a Uta, la dipendente Daniela Tidu, e il nipote di Oppi, Enrico. Stralciata invece la posizione di un altro sindacalista, Mario Cro (difeso da Riccardo Schirò), per il quale si profila il non doversi procedere. L’11 giugno la prossima udienza. Stando alle accuse, dall’azienda regionale sparivano carburante, attrezzature e materiali, ma il sistema era più ampio e gli inquirenti ritengono che venissero truccati gli appalti e si dessero contratti a termine o lavori urgenti per ottenere voti nelle tornate elettorali.