foto di repertorio

Ci sarà anche una delegazione di lavoratori sardi alla manifestazione organizzata domani mattina a Roma in piazza Bocca della Verità da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uitrasporti in concomitanza con lo sciopero dei settori pulizie e servizi indetto per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale e le modifiche al codice degli appalti.

In Sardegna sono oltre diecimila i lavoratori (seicentomila in tutta Italia) che svolgono servizi essenziali negli ospedali, scuole, tribunali, uffici, banche, poste, caserme, e attendono da sette anni di vedere riconosciuti il diritto a un salario dignitoso e le tutele contro precarietà e sfruttamento. Sono per la maggior parte dipendenti di imprese di pulizia che operano attraverso appalti pubblici e privati, subendo le ripercussioni di continue modifiche legislative sempre peggiorative delle loro condizioni.

“Siamo nettamente contrari alla riforma del codice degli appalti”, hanno detto i segretari regionali di categoria Nella Milazzo, Giuseppe Atzori, Vincenzo Di Monte spiegando che “il governo nazionale, con il decreto sblocca cantieri, sta tentando di sostituire il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa con quello del massimo ribasso e di allargare il ricorso del subappalto dal 20 al 100 per cento”. Si tratta di modifiche sostanziali che, se approvate, determinerebbero un grave peggioramento del sistema, con ripercussioni gravissime sui lavoratori, sulla loro sicurezza e sulla stessa legalità degli appalti.

“A questa situazione di incertezza e costante preoccupazione di perdere il posto di lavoro – hanno aggiunto Milazzo, Atzori e Di Monte – si aggiunge il mancato rinnovo del contratto con la trattativa sospesa su due punti imposti dalle diverse associazioni datoriali e per noi inaccettabili: un aumento salariale irrisorio e la decurtazione fino al 25 per cento della retribuzione per i primi tre giorni di malattia”.

Per queste ragioni lavoratori e sindacati saranno in piazza domani per uno sciopero nazionale che rappresenta una tappa della mobilitazione che proseguirà se l’attuale situazione non dovesse registrare un ravvedimento della controparte e, sullo sblocca cantieri, dello stesso governo nazionale. Contro il decreto ribattezzato “legge della giungla” si sono già mobilitati due giorni fa Cgil, Cisl e Uil nazionali davanti a Montecitorio.