Un cambiamento nel campo magnetico terrestre e una variante genetica ‘fatale’ sono all’origine dell’estinzione dei Neanderthal: lo ha scoperto una ricerca che parla italiano e che riscrive la fine di questo popolo primitivo vissuto in Europa tra 200.000 e 40.000 anni fa. Pubblicata sulla rivista Reviews of Geophysics, la ricerca si deve a Luigi Vigliotti, dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) di Bologna, e Jim Channell, dell’università della Florida a Gainesville.

Uno dei grandi misteri della preistoria è l’estinzione dei Neanderthal. Finora sono state avanzate molte ipotesi, come la presunta ‘inferiorità tecnologica’ di questi uomini rispetto ai Sapiens, ma tutte sono molto dibattute. “Da esperto di paleomagnetismo, che studia il campo magnetico antico, avevo notato che l’estinzione dei Neanderthal, avvenuta 40 mila anni fa, coincide con un periodo nel quale il campo magnetico terrestre ha subito un crollo” ha detto all’ANSA Vigliotti.

Così si è chiesto: “c’è una relazione tra i due eventi? o è un caso?”. Per scoprirlo il ricercatore ha analizzato con il collega americano oltre 200 articoli scientifici, di medicina, biologia e genetica, arrivando alla conclusione che c’è davvero un collegamento. Questo perché il campo magnetico funziona come schermo di protezione contro i raggi ultravioletti (Uv) provenienti dal cosmo e, a causa del suo indebolimento, circa 40 mila anni fa ci fu un aumento dei raggi Uv che furono fatali ai Neanderthal.

Questi uomini infatti possedevano una variante del gene chiamato AhR che era molto sensibile a queste radiazioni. In pratica, ha concluso Vigliotti, “i raggi Uv colpivano il recettore, generando una reazione che ha scatenato uno stress ossidativo nell’organismo dei Neanderthal”. I Sapiens invece possedevano una variante diversa di questo gene che li ha protetti dai danni dei raggi Uv.