L’universo è una gigantesca e intricata ragnatela, nei cui nodi gruppi di centinaia o migliaia di galassie potrebbero dialogare attraverso ponti radio cosmici. Il primo di questi collegamenti intergalattici è stato scovato tra due ammassi di galassie a una distanza di circa 1 miliardo di anni luce dalla Terra. È descritto sulla rivista Science in una ricerca guidata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e coordinata da Federica Govoni, dell’Inaf di Cagliari. Lo studio potrebbe aiutare a comprendere la natura dell’inafferrabile materia oscura, che forma circa un quarto dell’universo. I protagonisti di questo ponte radio cosmico sono gli ammassi di galassie Abell 0399 e Abell 0401, separati da circa 10 milioni di anni luce. ”

A connetterli è come un’enorme aurora cosmica”, ha spiegato Govoni. “Lo spazio tra i due ammassi è pervaso da un bagliore nelle onde radio che rivela la presenza di un vasto campo magnetico, illuminato da una popolazione di elettroni di altissima energia, che si muovono a velocità prossime a quella della luce”, ha aggiunto l’astrofisica. Il ponte radio è stato osservato grazie al radiotelescopio europeo Lofar (LOw-Frequency ARray), una rete di 25.000 antenne concentrate in 51 stazioni in Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Svezia e Regno Unito. A questa rete l’Inaf aggiungerà nei prossimi anni una stazione italiana, a Medicina (Bologna). “Questo ponte radio potrebbe essere solo la punta di un iceberg, il primo di una lunga serie”, ha chiarito Matteo Murgia, uno degli autori dello studio.

La comunità scientifica ha in programma di studiare gli ammassi di galassie con la futura rete di radiotelescopi Ska (Square Kilometre Array), per capire l’origine, le proprietà e l’evoluzione del loro campo magnetico, e se il ponte radio tra Abell 0399 e Abell 0401 sia un fenomeno comune nello spazio. “Comprendere la natura di questa sorgente radio sarà una sfida”, ha detto Murgia. “Occorrerà ad esempio capire come al suo interno gli elettroni riescano a guadagnare l’energia necessaria a muoversi in un ambiente rarefatto ed esteso, come quello tra i due ammassi. Un possibile scenario – ha concluso – è che questi elettroni siano, in realtà, il prodotto del decadimento delle particelle di cui è fatta la materia oscura, l’ossatura della ragnatela che imbriglia il cosmo”.