“L’invasione andrà avanti fino ad agosto quando le cavallette moriranno, ma non si prevede un fenomeno su larga scala come è successo in Sardegna negli anni del dopoguerra”.

Il professor Ignazio Floris, entomologo della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, tranquillizza così i cittadini ma soprattutto gli agricoltori e allevatori di quattro comuni del Nuorese colpiti dall’ennesima emergenza.

“Queste cavallette, chiamate volgarmente Cavallette Crociate o Locuste del Marocco, hanno un loro ciclo biologico – spiega all’ANSA l’esperto – nascono ad aprile e muoiono ai primi di agosto. Rispetto all’offensiva del dopoguerra e dei secoli scorsi, quando l’infestazione riguardava centinaia di migliaia di ettari nell’Isola, le cose sono cambiate perché nel tempo sono stati introdotti degli antagonisti che impediscono la propagazione. Si tratta di insetti nemici delle cavallette, ovvero fattori di limitazione naturale di questo fenomeno. Questo ci consente di non fare interventi chimici su larga scala come è stato fatto in passato, evitando così effetti collaterali sull’ambiente e sugli animali”. Certo la situazione nel Nuorese, conferma il docente, “è preoccupante e per evitare infestazioni future si deve intervenire da subito con la prevenzione. Vedere tappeti di cavallette nei territori dei quattro paesi colpiti fa impressione: ora c’è la manifestazione più eclatante con lo stadio adulto dell’insetto e si può fare ben poco per arginare il fenomeno. Ciò che si può fare – ribadisce Floris – è intervenire per scongiurare recidive il prossimo anno: arando i terreni incolti e abbandonati che sono zeppi di uova si può agire sulla prevenzione, ovvero con il monitoraggio delle aree a rischio in modo da individuare precocemente l’inizio dell’infestazione e agire chimicamente sui primi focolai. Questo si potrà fare nella primavera del 2020 con prodotti mirati, registrati e approvati dal Ministero per la Salute. Solo così si può stroncare sul nascere una nuova infestazione”.