I Vitalizi regionali: è l’argomento principale che in questi giorni tiene banco nelle conversazioni in Sardegna e che ha sollevato un vero polverone tra l’opinione pubblica.

Gruppi di persone, che, come dei tifosi da stadio, difendono l’una e l’altra fazione politica usando i social come luogo di confronto/scontro, argomentando le dichiarazioni del politico di turno con enfasi e convinzioni, spesso non avendo però un quadro preciso di quanto stia accadendo o sia già accaduto nel palazzo di via Roma.

Cagliaripad prova a dare una lettura neutra e apolitica della situazione.

Partiamo dall’ultimo atto. Il 12 giugno del 2019 è stata depositata la proposta di legge di cui potete leggere firmatari e testo sul sito istituzionale della regione.

Nel Capo I si parla del taglio dei vitalizi antecedenti (obbligo da ottemperare entro il 30 giugno prossimo in base a quanto previsto nella finanziaria 2018; in difetto del quale le Regione a statuto inadempienti avranno un taglio del 20% su trasferimenti statali).

Mentre nel Capo II si parla della possibilità di chiedere dei vitalizi, chiamati qui “indennità differita” per consiglieri in carica e gli ex (post abolizione), parte a carico del beneficiario, parte a carico della finanza pubblica.

Per il Capo II capo non c’è nessun obbligo di legge, ma la facoltà di mettere in atto quanto proposto. Questo potrebbe però risultare inattuabile caso specifico, in quanto nel 2014 si scelse di sopprimere i vitalizi.

Infine, nel Capo III si specifica che l’onere pubblico per il (solo) capo II, vitalizio o indennità differita, è pari a € 1.149.000 all’anno.

Torniamo però indietro alla precedente legislatura, quando in carica c’era il Governatore Pigliaru. Il 16 ottobre 2018 venne presentata un’altra proposta di (re)introduzione dei vitalizi, chiamati in questo caso “pensione integrativa”. Potete trovare e leggere testo e firmatari sul sito istituzionale della regione.

In questa proposta abbiamo un Capo unico, che non prevedeva alcun taglio dei vitalizi passati e gli oneri per le casse pubbliche erano di 5.882.000 euro per il 2018 (ma ricomprendendo anche gli anni precedenti fino al 2014, quindi c.ca € 1.200.000 all’anno) e € 1.000.000 dal 2019 in poi.

I sardi, però, in questa occasione fecero sentire la propria voce, mostrandosi contrari a questa proposta, che non venne approvata dal Consiglio Regionale.

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