“Un porto sospeso, come la vita di Flavia… ai confini della terra, alla fine del mare”… Il nuovo romanzo di Claudia Aloisi è stato pubblicato dalla casa editrice Condaghes nella nuova sotto collana di Narrativa tascabilei supertascabili.

Trama “La fotografa belga Estelle Moreau arriva nel Sulcis-Iglesiente, decisa a realizzare un servizio sulle miniere per una rivista internazionale. Nel piccolo paese di Nebida, ospite nel B&B dell’enigmatica Maria, inizia a esplorare un territorio che si rivelerà molto più coinvolgente di quanto avrebbe immaginato.

Il viaggio comincia alla galleria di Porto Flavia, l’affascinante porto sospeso su un mare cobalto. Questo luogo ha qualcosa di arcano, che la inquieta e attira inesorabilmente. È come se avesse una storia da raccontare. Anzi, da raccontare a lei.

Le vicende di Flavia, la ragazza da cui il porto prende il nome, sono note a tutti, ma alcune foto che Estelle scatta sembrano restituire una diversa verità. Sul display della sua reflex non cunicoli e vagoni ormai senza vita, ma inspiegabili immagini di un secolo prima. In preda a nitide visioni, la fotografa indagherà aiutata da Maria e da Marco, un iper-razionale ingegnere, implicati nel mistero più di quanto siano disposti ad ammettere.

Curiosa, risoluta, attenta ai dettagli, ma impreparata al fascino di questa terra, la fotografa entra a contatto con il passato minerario sardo visitando i principali siti estrattivi della zona, da Monteponi a Ingurtosu, da Serbariu a Buggerru. E scopre la cultura e l’impronta che questa storia ha lasciato nelle persone, nonostante “l’età delle miniere” sia conclusa ormai da decenni.

Di tutti i luoghi che visita, uno in particolare la colpisce e la spinge a tornarvi più volte, quasi la chiamasse, occupando sempre più i suoi pensieri: la galleria di Porto Flavia, unico porto al mondo sospeso tra cielo e mare. Si direbbe un luogo surreale, che dal ventre delle rocce più antiche d’Europa si spalanca sulle profondità del mare.

Porto Flavia è un’opera ingegneristica unica al mondo, nata dalla geniale intuizione di Cesare Vecelli, chiamato dal Veneto negli anni Venti del 1900 per trovare una risposta alle difficili condizioni di vita dei minatori del Sulcis-Iglesiente. Diventato direttore della società mineraria Vieille Montagne, l’ingegner Vecelli osservava ogni giorno il mare dalla sua casa panoramica di Nebida.

Un mare pericoloso per i marinai e le bilancelle, i piccoli velieri che trasportavano i carichi di piombo e zinco dalla terraferma alle navi ancorate al largo. Ma a Vecelli non sfuggì un dettaglio importante: c’era un tratto di costa sempre riparato dall’alto faraglione del Pan di Zucchero.

Così, tra il 1923 e il 1924, fece scavare due gallerie nel cuore della falesia di Masua, una per il carico dei minerali estratti in zona e l’altra per scaricarli direttamente nella stiva delle navi. Un progetto coraggioso, avveniristico, che costò fatica e impegno, tanto caro al suo ideatore che decise di dargli il nome della sua amata figlia, Flavia, da cui Claudia Aloisi prende spunto per costruire una storia di fantasia da leggere tutta d’un fiato”.

Claudia Aloisi è nata a Forlì nel 1974, dove ancora risiede. Laureata in Lettere Classiche all’Università di Bologna, con una tesi in Storia Romana, si diploma anche in Scienze Religiose, discutendo una tesi di Antropologia Filosofica.

Attualmente insegna in un Istituto superiore di Forlì. Appassionata delle lingue antiche, come latino e greco, parla inglese e francese.

Ha al suo attivo due romanzi storici, ancora inediti.