Tre no e un “vedremo”. Quasi un en plein negativo per la sperimentazione del 5G in Sardegna, la nuova frontiera nel campo delle telecomunicazioni. Pompu, Segariu e Noragugume hanno già fatto fronte comune: i sindaci dei tre piccoli centri scelti come laboratorio nell’Isola non daranno il via libera all’accensione delle antenne sino a quando non saranno spiegati a tutti gli effetti della linea ultra veloce. Principio di precauzione, spiegano. Anche Cagliari è interessata dal test.

“Analizzeremo bene la situazione, ma ci sono al momento delle situazioni più urgenti da risolvere, dalla raccolta differenziata alla mobilità – spiega il neo sindaco Paolo Truzzu (Fdi) – E c’è da pensare subito ai problemi delle periferie. Sicuramente prima di prendere ogni decisione, faremo delle attente valutazioni: c’è chi dice che fa male alla salute, ma c’è che anche chi dice il contrario. Vedremo nei prossimi giorni”. Nel frattempo i medici di Isde hanno già preso posizione. “Indipendentemente dagli effetti biologici più noti e generali dell’elettromagnetismo ad alta frequenza – sostengono i camici bianchi medici per l’ambiente – non si può negare, alla luce delle evidenze scientifiche già esistenti, seppur preliminari, che i rischi per la salute dei cittadini esposti è reale e preoccupante. Quindi, nel rispetto del principio di precauzione e del principio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ‘Health in all policies’, Isde ha ritenuto opportuna la richiesta di due moratorie per l’esecuzione delle sperimentazioni 5G su tutto il territorio italiano sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario, non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi nel rispetto della normativa Eu”.

Il Comitato No5G ha già organizzato un flash mob a Cagliari per avvertire la popolazione. “La nuova generazione tecnologica legata alla telefonia, sicuramente avanzatissima, sta scatenando reazioni di contrarietà in tutto il mondo – ricorda il Comitato – sia da parte della scienza indipendente che da sindaci di città candidate alla sperimentazione per i costi alti in termini di salute. L’esposizione di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione”. Da qui l’appello di Isde e Comitati ai primi cittadini di non aderire “se non vengono forniti dati certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute”.