Colleghi, ma soprattutto amici, di vecchia data. E in nome dell’amicizia, e della voglia di fare un po’ di strada insieme, hanno deciso di incrociare per la prima volta i loro successi e la loro musica. Laura Pausini e Biagio Antonacci debuttano stasera, al San Nicola di Bari (città d’origine della famiglia Antonacci), con il tour negli stadi che li porterà in giro per l’Italia per 11 serate (prossimo appuntamento il 29 giugno all’Olimpico di Roma, poi doppia data a San Siro a Milano il 4 e 5 luglio, qualche biglietto ancora disponibile).

Un vero e proprio show di più di tre ore, con in scaletta 33 brani, dell’uno e dell’altra (che ballano, suonano, si travestono nei video che fanno da cornice al live, si divertono), e una produzione che non sfigurerebbe a confronto con quelle internazionali. “Eppure tutto questo è nato dalla nostra voglia di stare insieme – racconta Laura, poco prima di salire sul palco -. Non c’era una volontà discografica dietro.

Per assurdo, vorremmo che l’attitudine fosse quella di fare pianobar, anche se in uno stadio”. La sintonia tra Laura e Biagio è nelle battute che si scambiano, nell’affetto che si dimostrano reciprocamente, nel mettersi uno a disposizione dell’altra e viceversa. Mai litigato in questi mesi di lavoro a stretto contatto? “Solo quando durante le prove di un tango Laura mi ha infilzato il piede con il suo tacco 26”, scherza Antonacci che racconta di essersi sentito “libero di muovermi in maniera inedita, anche se è stato difficile essere cantante per la prima volta”. Nessun problema neanche nella divisione degli spazi e della scaletta, costruita ad hoc e con tutti i pezzi riarrangiati. “Due persone che si vogliono bene hanno un equilibrio innato”, dice Biagio e Laura gli fa eco: “In amicizia non c’è uno che prevale sull’altro”.

Solo su una cosa si è imposta la cantante romagnola: “nessun ospite. Eravamo già io e lui, perché invitare altra gente? E non canto neanche brani scritti da altri cantautori: mi sembra una questione di rispetto. Ho ancora tanti anni davanti per cantare il mio repertorio”.

L’unico “ospite” d’eccezione è Luca Tommassini, direttore artistico del tour, che li ha spinti verso mete che neanche loro, forse, pensavano di poter raggiungere. Come Laura nei panni di Freddie Mercury (“ero scettica, ma lui è un riferimento per tutti noi e Luca pensava che avessimo molto in comune”) o Antonacci ballerino (“la cosa più difficile di tutte”, ironizza Tommassini che per la sua direzione ha guardato molto agli Stati Uniti). “Volevamo divertirci e Luca l’ha capito prima di noi. E’ stato un modo nuovo per noi di lavorare”, concordano i due artisti.

Una parte del materiale girato negli otto mesi di lavorazione del tour, è finito in un mini-documentario di 8 minuti che farà da countdown ad ogni live. E si sta ragionando sull’ipotesi di realizzare un film del tour per un evento speciale al cinema.

“Stiamo filmando tutto dal giorno 1 – racconta ancora Laura, che senza essere troppo credibile annuncia uno stop di due anni -. Anche se non diventa niente, da vecchia lo voglio rivedere. E una cosa ho imparato da Biagio che sento come un fratello: a essere un po’ più tranquilla. Ho sempre esagerato nella ricerca della perfezione”.