Confermata dalla Cassazione la condanna a un anno di reclusione per Pierluigi Ledda, responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Tertenia, finito sotto processo per aver autorizzato una concessione edilizia su cui poi è sorta una lottizzazione turistica vista mare risultata abusiva. La Suprema Corte ha anche ribadito la confisca dei terreni dove venne realizzata, al posto di un punto di ristoro per cui era stata chiesta la concessione, un grande albergo con una struttura centrale, tre corpi per alloggi, piscina e un parcheggio per 100 posti auto. Ora gli appezzamenti confiscati saranno affidati al Comune.

Per gli altri imputati, Antonio e Andrea Pilloni, padre e figlio proprietari dei terreni, e Pietro Dino Lai, progettista della struttura, era già intervenuta la prescrizione: erano accusati di costruzione e lottizzazione abusiva. Tutti furono condannati in primo grado dal tribunale di Lanusei, sentenza confermata nel 2018 dalla Corte d’appello di Cagliari.

La vicenda risale al 2003 quando Antonio e Andrea Pilloni costruirono il mega hotel grazie alle autorizzazioni ottenute in virtù dei ruoli ricoperti da Antonio Pilloni e Pietro Dino Lai: entrambi erano consiglieri comunali e facevano parte della commissione edilizia insieme al capo dell’ufficio tecnico Pierluigi Ledda. A rappresentare la pubblica accusa nel processo di primo grado, l’attuale procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo, che si avvalse delle indagini del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.