I tre giovani imputati sono tutti ventenni di Ghilarza (Oristano). Christian Fodde, condannato all’ergastolo, era indicato dall’accusa come l’autore materiale del delitto.

Riccardo Carta, condannato a 30 anni – il pm aveva chiesto anche per lui l’ergastolo – è il giovane sul cui terreno di famiglia sarebbe stato ucciso e sepolto temporaneamente Manuel Careddu, mentre Matteo Satta, condannato a 16 anni e otto mesi – per lui il pm aveva chiesto 30 anni – era accusato di aver fatto sparire i cellulari del ‘branco’ per creare un alibi al gruppo di giovanissimi.

E’ il secondo processo per il delitto del lago: il tribunale dei minori di Cagliari ha già condannato a 16 anni di reclusione due minorenni, un ragazzo e una ragazza, la fidanzata di Fodde, a cui il 18enne ucciso aveva ceduto la droga che non era mai stata pagata.

Uscendo dall’aula del Tribunale di Oristano in lacrime la madre del 18enne ucciso l’anno scorso in provincia di Oristano, Fabiola Balardi, ha commentato la sentenza ripetendo “va bene, va bene”, prima di allontanarsi con il suo avvocato.

Più articolato il commento del padre di Manuel, Corrado Careddu: “Manuel non me lo restituisce nessuno, ma meglio che abbiano la possibilità di capire i loro sbagli, tanto un omicida rimane un omicida e futuro non ne hanno neanche loro”. Ad attendere la sentenza c’era anche il padre di uno dei tre imputati, Matteo Satta, condannato a 16 anni e otto mesi, che sperava di vedere il figlio scagionato dalle pesanti accuse ma ha dichiarato che rispetta comunque la decisione del giudice.

Accogliendo le richieste degli avvocati di parte civile, Luciano Rubattu e Gianfranco Piscitelli, la giudice del Tribunale di Oristano Silvia Palmas ha anche accordato una provvisionale di 200 mila euro alla mamma di Manuel Careddu e di 100 mila euro ciascuno al padre e alla sorella del 18enne di Macomer brutalmente ucciso l’11 settembre 2018 in provincia di Oristano.

Dal canto suo, il procuratore della Repubblica Ezio Domenico Basso, che in sede di replica stamattina in aula aveva ribadito le richieste di ergastolo per Fodde e Carta e di 30 anni per Satta, non entra nel merito della sentenza ma spiega: “Attendiamo le motivazioni che arriveranno fra 90 giorni per decidere l’eventuale ricorso in appello”, precisando che la cancellazione dell’ergastolo per Carta è diretta conseguenza della concessione delle attenuanti generiche, che invece non sono state concesse a Fodde, e la scelta del rito abbreviato.

“Inizialmente Fabiola era un po’ amareggiata, perché si aspettava l’ergastolo per entrambi. Ma poi le abbiamo spiegato il contenuto e ha capito che è una sentenza equilibrata, perché conferma l’intero impianto accusatorio”. Così ha commentato l’avvocato Luciano Rubattu, parte civile per Fabiola Baraldi, la madre di Manuel Careddu, e per la sorella del 18enne ucciso.

“La mia assistita e la famiglia all’inizio erano amareggiati perché si attendevano l’ergastolo anche per Carta, condannato invece a 30 anni, ma la posizione di Carta è leggermente più lieve di quella di Fodde, visto che quest’ultimo è unanimemente stato riconosciuto come pianificatore, organizzatore ed esecutore materiale dell’omicidio. Possiamo dire di essere soddisfatti dalla pronuncia del Tribunale”. Soddisfatto per la pronuncia anche il padre di Manuel, Corrado Careddu, assistito dall’avvocato di parte civile Gianfranco Piscitelli.

“Credo sia la prima volta in Sardegna che con un abbreviato vengano inflitti l’ergastolo con l’isolamento diurno per tre mesi, come avvenuto per Fodde – spiega il legale all’ANSA – vuol dire che sono state accertate e ritenute corrette tutte le nostre richieste, soprattutto la ricostruzione dell’orrendo delitto. La crudeltà e l’efferatezza di questo crimine sono venute fuori nel processo in tutto il loro l’orrore. Per capire di cosa stiamo parlando, posso solo sottolineare che il Fodde, certo che si sarebbe sporcato di sangue nell’omicidio, si era addirittura portato con sé il cambio di abiti e scarpe”.

“E’ giusto che mio figlio paghi”. Così, alla lettura della sentenza, il padre di Matteo Satta, condannato a 16 anni e 8 mesi per il concorso nell’omicidio di Manuel Careddu. Per lui l’accusa aveva chiesto 30 anni ma la Gup, dopo una lunga camera di consiglio, ha accolto in buona parte le richieste del difensore Antonello Spada.

Che la posizione di Satta fosse differente da quella degli altri imputati lo si era già capito dalla precedente udienza, quando sia il padre che la madre del 18enne ucciso si erano avvicinati al genitore e alla sorella di Matteo, sempre presenti in tribunale, per far capire che non lo consideravano al pari degli altri e che ritenevano fosse stato messo in mezzo da Fodde e dal resto del gruppo. Satta avrebbe tenuto i telefonini del ‘branco’ per impedire che venissero intercettati, compresi quelli dei due minorenni già condannati a 16 anni, ma ha sempre sostenuto con forza di non essere stato a conoscenza del piano di uccidere Careddu.