“Sono trascorsi più di sei mesi dalle ultime tristi notizie sul progetto Matrìca. Un progetto ambizioso che puntava a fare di Porto Torres un polo della chimica verde in Sardegna e che oggi, invece, sopravvive solo sulla carta. La Joint Venture Matrìca S.p.A. non ha fornito alcuna garanzia sugli investimenti previsti per la terza fase del Progetto di rilancio dell’industria, e di conseguenza, nessuna garanzia sulla salvaguardia dei livelli occupazionali dell’ex polo petrolchimico. A regnare è l’incertezza”.

Lo afferma la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Desirè Manca, che ha presentato un’interrogazione al presidente della regione Christian Solinas. “Credo sia urgente a questo punto che il nostro Governatore e gli assessori competenti – incalza l’esponente del M5s – si siedano a un tavolo per capire in che direzione si sta andando e, nel caso in cui si intraveda soltanto un binario morto, propongo che si valutino strade alternative. Lo dobbiamo a tutti i lavoratori che da tempo sperano nella riqualificazione professionale e nel ricollocamento”.

“Era il 25 maggio 2011 – ricorda Manca – quando è stato firmato il “Protocollo di intesa per la chimica verde a Porto Torres. È stato presentato un maxi progetto, meraviglioso, che prevedeva la realizzazione di ben sette impianti per la produzione di monomeri, additivi e polimeri biodegradabili, ottenuti da oli vegetali e scarti agricoli. Impianti da realizzarsi in tre fasi articolate in un periodo di sei anni. Questo fantastico progetto prevedeva inoltre l’apertura di un Centro Ricerche a Porto Torres, la prosecuzione da parte della Syndial delle attività di bonifica del sito e la realizzazione di una nuova centrale elettrica alimentata a biomasse. A tutti gli effetti una grandissima opportunità per il territorio. Ancora più grande dal momento che le società firmatarie si sono impegnate a garantire la riqualificazione dei lavoratori e a creare nuovi posti di lavoro”. “Cos’è rimasto oggi di questo programma dorato? Le società firmatarie non hanno rispettato gli impegni presi, le aziende che facevano parte dell’ex petrolchimico hanno perso le commesse. Alcune sono fallite e i lavoratori dell’indotto hanno dovuto fare i conti con stipendi non pagati e perdita del lavoro. Ecco cosa è rimasto”.