Siamo alle solite: tutti zitti e non disturbate il manovratore. Ormai i potenti, gli inquinatori, i baroni, gli imbonitori di falsità ritengono di poter governare gli eventi, le persone, compresa la stampa libera. Ormai chi fa giornalismo lo deve fare solo attenendosi scrupolosamente alle veline di stato, ai comunicati stampa, ai report preconfezionati, insomma a quella pseudo-verità che il potente di turno vuole far trasparire per darla in pasto alla gente. Prendono i giornali come delle vetrine personali pensando di poterli utilizzare a loro piacimento, senza avere un minimo ritegno sulla dignità professionale del giornalista, sulla sua curiosità al servizio dei lettori, sulla libertà di espressione. Niente. Confezionano un evento e tu, zitto, devi andar lì ad ossequiare. Ed essere pure riverente!

Insomma, o ti prendi il comunicato stampa o sei un rompicoglioni. Delle due l’una. Noi preferiamo essere secondi, quelli che magari si beccano l’insulto o rischiano di vedersi la telecamera distrutta, o magari prendono qualche botta. Ma vabbè, ci sta, fa parte del mestiere. Lo facciamo per i nostri lettori, non per curiosità personale, questo forse non è chiaro a qualche public relations manager che crede di governare le prime pagine (se fosse un giornalista non si permetterebbe neppure di insultare un collega cercando di dissuaderlo dal suo lavoro). Se riesce con altri lo faccia pure, ma con noi non attacca. E magari crede di riuscirci mettendola sul personale cercando di imbonirci con un regalino. No miei cari, noi siamo liberi, non abbiamo debiti con nessuno, non prendiamo regalini, preferiamo prendere qualche sputo in faccia magari, ma la nostra dignità non è barattabile.