Il Comune di Porto San Paolo, località costiera a pochi chilometri da Olbia, ha presentato un esposto alla Procura di Tempio Pausania contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e un esercito di “haters” da social network accusandoli dei reati di minaccia, violenza, diffamazione e istigazione all’odio anche a mezzo stampa. Questo dopo che il leader della Lega, tra il 12 e il 14 luglio con dei post sulle sue pagine Facebook e Twitter, aveva accostato la vicenda dei minori strappati ai genitori a Bibbiano, con un caso di affidamento concluso due anni fa nel paese sardo. Non solo. Il Comune guidato dal sindaco Francesco Lai ha anche inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte “affinché possano e debbano intervenire in ragione dei poteri precostituiti per legge”.

“Tra il 12 e il 14 luglio nelle pagine social riconducibili a personalità pubbliche e con incarichi istituzionali rilevanti veniva postato un video riprendente le operazioni portate avanti dai soggetti individuati all’esecuzione dal Tribunale di Tempio Pausania, tra cui i servizi sociali del Comune di Loiri Porto San Paolo, commentando tale video con chiari accostamenti al caso Bibbiano, con l’aggiunta degli aggettivi come terrificante, strappato, atrocità, illecito”, è spiegato nella delibera con cui la Giunta comunale ha dato mandato agli uffici per la tutela legale dell’amministrazione.

“Tali esposizioni mediatiche, poi prolifere di commenti e istigazioni all’odio e alla violenza nei confronti di esponenti dell’amministrazione, nonché di quella dei funzionari e operatori del servizio sociale che nel 2017 si occuparono della vicenda su incarico del Tribunale di Tempio Pausania, hanno inevitabilmente generato non solamente un grave discredito nei confronti dell’ente e degli amministratori pubblici di codesto Ente, ma più gravemente attentato alla sicurezza e incolumità personale di tutte le figure umane e professionali che all’epoca ebbero la responsabilità e il dovere di intervenire”, conclude la delibera