Un quarto della popolazione mondiale, sparsa in 17 paesi, vive in regioni a rischio “estremamente alto” di crisi idrica. Fra i paesi, il più in pericolo è il Qatar, seguito da Israele e Libano. All’11/o posto c’è la Repubblica di San Marino. L’Italia è classificata a rischio “alto” ed è al 44/o posto su 164 paesi. Lo rivela una ricerca del centro studi americano World Resources Institute.

I 17 paesi a rischio “estremamente alto” di crisi idrica sono, nell’ordine, Qatar, Israele, Libano, Iran, Giordania, Libia, Kuwait, Arabia Saudita, Eritrea, Emirati Arabi Uniti, San Marino, Bahrein, India, Pakistan, Turkmenistan, Oman, Botswana.

Altri 27 paesi (fra i quali l’Italia, il Belgio, la Grecia, la Spagna e il Portogallo) hanno un rischio classificato “alto”.

Nei 17 paesi più esposti, si registrano insieme scarsità di risorse idriche, alta densità di popolazione e agricoltura intensiva. Le coltivazioni, l’industria e le abitazioni usano fino all’80% dell’acqua disponibile in un anno. In queste condizioni, anche una breve siccità può avere conseguenze disastrose.

Il precedente più inquietante è quello che è avvenuto a Città del Capo, in Sudafrica, l’anno scorso: a causa della siccità, della sovrappopolazione e della gestione inadeguata delle risorse idriche, la città è arrivata a un passo dal cosiddetto “Day Zero”, quando tutta l’acqua disponibile si sarebbe esaurita.