Inciucio, governo istituzionale, accordicchio, esecutivo di transizione o di scopo. La politica ha fatto ricco sfoggio di definizioni per dire sempre la stessa cosa, ma con sfumature diverse, distinguo, obiezioni. Matteo Renzi ha ripreso la scena proponendo un governo ‘no tax’ che, prima di andare al voto, faccia la manovra e porti a compimento il taglio dei parlamentari. L’offerta è a chi ci sta: dal M5s a Leu, passando per FI. Sono cominciate così le grandi manovre. E con le aperture dei Cinque Stelle, Matteo Salvini ha visto farsi materia il fantasma che stava scacciando da giorni, quello di un accordo che allontani le elezioni. Per questo prima ha lanciato la ‘sua manovra’ per evitare l’aumento dell’Iva, che prevede taglio delle tasse e pace fiscale.

Poi ha programmato per martedì un incontro con FI e FdI, per serrare le fila in funzione ‘anti inciucio’. In questo scenario a geometria variabile, più forze politiche si sono appellate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrà gestire la fase post caduta del governo Conte. Alla proposta di Renzi sono arrivati dei “No”, qualche “vedremo”, diversi “sì, però”. Per uscire allo scoperto, i partiti, ma anche i singoli parlamentari, aspettano di capire che piega prenderanno gli eventi. Già domani se ne saprà di più, quando i capogruppo stabiliranno la data della discussione al Senato della mozione di sfiducia all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Se si tratterà di un appuntamento vicino a Ferragosto, l’ipotesi di elezioni a breve sarà più concreta.